Facebook: una crisi annunciata che parte da lontano
L’attuale situazione di Facebook, non dipende solo dalla necessità di rispettare la privacy degli utenti, dai necessari adempimenti per il GDPR, o dalla perdita progressiva di utenti. Dipende pure dal modo in cui il suo algoritmo gestisce gli aggiornamenti. Dalle miriadi di fake news che dobbiamo sorbirci invece degli aggiornamenti di persone con cui ci relazioniamo, o di notizie reali e che ci interessino. E dipende dalla mancanza di gestione di tante forme di bullismo e stalking online, per le quali, a parte mandare segnalazioni quando ne sei consapevole, non c’è strumento di contrasto.
Questo spiega il crollo di utenti di Facebook, e la progressiva riduzione dell’utilizzo del social network, più del caso Cambridge Analytica. Insieme alla consapevolezza che i social probabilmente ci rubano – tempo, opportunità, privacy – più di quanto non ci diano in cambio. Perché per contattare coloro che non sentiamo da anni – ammesso che vogliamo davvero farlo – bastano pochi secondi. Ma se vogliamo essere sui social, non riusciamo più ad evitare di esser visti anche da coloro che non vogliamo. E ad evitare che costoro in qualche modo interferiscano con le nostre vite e le nostre relazioni. Con strumenti che prima non avrebbero avuto.
Certo potremmo blindare il nostro profilo, renderlo accessibile solo agli amici e agli amici degli amici. Ma basta un falso profilo a cui per sbaglio accordiamo “l’amicizia”, o a cui la concede un nostro amico. I social dovevano essere uno strumento democratico e sicura per esprimersi e socializzare. Hanno invece creato molti più strumenti a disposizione di narcisi per esibirsi e mostrarsi diversi e meglio di ciò che sono nella realtà. E purtroppo pure dei tanti minus habens che nella vita non hanno di meglio da fare che perseguitare e molestare le persone, direttamente e indirettamente, e violare le loro privacy. Temo proprio che continuando in questo modo entro il 2020 dei social network come li conosciamo resterà molto poco.