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Papa Francesco convalescente riforma la Pontificia Accademia Ecclesiastica

Papa Francesco riforma Pontificia Accademia Ecclesiastica

Con il chirografo Il ministero petrino, il Papa trasforma l’Accademia in Istituto Accademico per le Scienze Diplomatiche, adeguando la formazione dei diplomatici vaticani alle sfide contemporanee.

Il 15 aprile 2025, Papa Francesco ha firmato un chirografo che sancisce una profonda riforma della Pontificia Accademia Ecclesiastica, istituzione incaricata da tre secoli della formazione dei diplomatici della Santa Sede. Il documento pontificio ridefinisce la natura giuridico-accademica dell’Accademia, istituendola come Istituto ad instar Facultatis per lo studio delle Scienze Diplomatiche, con la possibilità di conferire titoli accademici di secondo e terzo ciclo.

Questa decisione rafforza il ruolo strategico della formazione dei rappresentanti pontifici in un tempo in cui la diplomazia della Chiesa è sempre più interpellata a livello globale, in contesti geopolitici in continua evoluzione e davanti a nuove sfide umanitarie, sociali e culturali.

Un percorso formativo rinnovato

Il nuovo impianto accademico non si limita a un rafforzamento strutturale, ma implica un’evoluzione profonda del contenuto della formazione. Accanto allo studio delle discipline teologiche ed ecclesiastiche, il percorso comprenderà ambiti giuridici, storici, economici, politologici e linguistici, fondamentali per una comprensione piena del mondo contemporaneo.

I futuri diplomatici del Papa saranno chiamati a coniugare competenze scientifiche e tecniche con una solida preparazione pastorale. La loro missione sarà quella di rappresentare la Santa Sede presso gli Stati e le organizzazioni internazionali, ma anche di essere testimoni del Vangelo e mediatori di pace nei territori a loro affidati.

Diplomazia come missione pastorale

Papa Francesco insiste sulla natura sacerdotale del ruolo diplomatico. I nunzi apostolici e gli altri inviati del Papa devono essere prima di tutto presbiteri capaci di ascolto, discernimento e accompagnamento. Non si tratta solo di professionisti delle relazioni internazionali, ma di ministri che, nello spirito del Buon Pastore, esercitano il loro compito con mitezza, umiltà e prossimità.

Qualità umane come la fraternità, la sobrietà, la pazienza e la capacità di leggere i segni dei tempi diventano indispensabili in un contesto mondiale segnato da diseguaglianze, tensioni e fragilità. In questa visione, il diplomatico vaticano è chiamato a essere una presenza discreta, ma profondamente incisiva, al servizio della Chiesa e della famiglia umana.

Un’istituzione al servizio della Chiesa universale

Con la riforma, la Pontificia Accademia Ecclesiastica è formalmente inserita come parte integrante della Segreteria di Stato. Si rafforza così il legame tra formazione accademica e servizio ecclesiale, rendendo la diplomazia uno dei volti più qualificati della missione della Chiesa nel mondo.

I nuovi programmi didattici dovranno tenere conto non solo delle esigenze della Santa Sede, ma anche delle istanze delle Chiese locali, delle trasformazioni culturali globali e dell’impegno sempre più urgente per la promozione della pace, della libertà religiosa e della dignità di ogni persona.

Un passo avanti nel cammino sinodale

Nel solco del cammino sinodale intrapreso dalla Chiesa, questa riforma si inserisce come tassello importante nella costruzione di una diplomazia ispirata allo spirito del Vangelo, capace di dialogo, di mediazione e di attenzione verso le periferie geografiche ed esistenziali.

I futuri rappresentanti pontifici saranno chiamati non solo a rappresentare la Santa Sede, ma a essere veri e propri artigiani di comunione, promuovendo la collaborazione tra le Chiese, l’ascolto delle comunità, la ricerca di vie nuove per la missione e l’annuncio del Vangelo nella complessità del nostro tempo.

Il Papa tra convalescenza e governo

Questa riforma arriva in un periodo in cui Papa Francesco continua a vivere una fase di convalescenza dopo la recente malattia che lo ha costretto a ridurre le attività pubbliche. Nonostante la fragilità fisica, il Pontefice ha mantenuto il suo impegno pastorale e governativo, mostrando determinazione e lucidità.

La sua presenza, anche se più riservata, resta pienamente attiva: continua a incontrare collaboratori, a firmare documenti importanti e a seguire da vicino gli sviluppi ecclesiali e geopolitici. Il chirografo del 15 aprile ne è un esempio concreto: non un gesto formale, ma un’azione pastorale e strategica, con uno sguardo lungo sul futuro della diplomazia della Santa Sede.

Conclusione

La riforma della Pontificia Accademia Ecclesiastica rappresenta una svolta nel modo in cui la Chiesa forma i suoi rappresentanti nel mondo. Un gesto profetico che rafforza la dimensione missionaria della diplomazia vaticana, ispirandola ai valori evangelici e alle esigenze dell’umanità di oggi. È anche il segno di un pontificato che, nonostante le prove fisiche, continua a camminare con decisione, al servizio del Vangelo e del bene della Chiesa universale.

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