La Festa della Presentazione del Signore: l’omelia di Papa Francesco sulla luce della vita consacrata
Il 1° febbraio 2025, nella Basilica di San Pietro, il Santo Padre Francesco ha presieduto i Primi Vespri della Festa della Presentazione del Signore, in occasione della Giornata Mondiale della Vita Consacrata. Durante la sua omelia, il Papa ha offerto una riflessione profonda sulla luce spirituale rappresentata dai voti di povertà, castità e obbedienza, incoraggiando le persone consacrate a rinnovare il loro impegno nel mondo moderno.
“Io vengo per fare la tua volontà”: l’adesione totale al disegno di Dio
L’omelia si è aperta con una citazione dalla Lettera agli Ebrei:
«Ecco io vengo […] per fare, o Dio, la tua volontà» (Eb 10,7).
Con queste parole, il Papa ha sottolineato la piena adesione di Gesù al progetto del Padre. Anche coloro che abbracciano la vita consacrata sono chiamati a riflettere questa luce, diventando segni visibili delle “meraviglie che Dio opera nella fragile umanità delle persone chiamate”.
La luce della povertà: dono e sobrietà
Il primo aspetto analizzato dal Papa è stato la povertà, che ha definito come una virtù radicata nella vita stessa di Dio, espressione del dono reciproco all’interno della Trinità.
“Esercitando così la povertà, la persona consacrata, con un uso libero e generoso di tutte le cose, si fa per esse portatrice di benedizione: manifesta la loro bontà nell’ordine dell’amore”, ha spiegato il Papa.
La povertà non è mera privazione, ma una scelta di sobrietà, condivisione e generosità, che si oppone a tutto ciò che degrada la bellezza della creazione, come l’egoismo e la cupidigia.
La luce della castità: amore indiviso
Il secondo tema trattato è stato quello della castità, descritta come un riflesso dell’amore infinito della Trinità. Il Papa ha evidenziato che la castità consacrata ribadisce il primato dell’amore di Dio:
“La sua professione ribadisce il primato assoluto, per l’essere umano, dell’amore di Dio, accolto con cuore indiviso e sponsale”.
In un mondo segnato da relazioni fragili e distorte, la castità consacrata diventa un antidoto contro l’isolamento e l’egoismo. Francesco ha invitato le comunità a prendersi cura della formazione spirituale e affettiva delle persone consacrate, affinché possano vivere una relazionalità matura e gioiosa.
La luce dell’obbedienza: ascolto e responsabilità
Il terzo aspetto è stato l’obbedienza, presentata come un modello di relazione basata sull’ascolto e sulla fiducia reciproca. In una società che tende a parlare molto ma ascoltare poco, l’obbedienza consacrata offre un’alternativa:
“L’obbedienza consacrata è un antidoto a tale individualismo solitario, promuovendo […] un modello di relazione improntato all’ascolto fattivo”.
Il Papa ha esortato a riscoprire l’importanza dell’ascolto e del dialogo autentico, capace di portare alla concretezza dell’agire, anche a costo di rinunciare ai propri programmi e preferenze.
Il ritorno alle origini: riscoprire Cristo e la preghiera
Nel concludere l’omelia, il Santo Padre ha richiamato l’importanza di un “ritorno alle origini” della vita consacrata, non inteso come mera conservazione del passato, ma come riscoperta della fede in Cristo:
“Il primo e più importante ‘ritorno alle origini’ di ogni consacrazione è […] quello a Cristo e al suo ‘sì’ al Padre”.
Francesco ha sottolineato la necessità di coltivare la capacità di adorazione silenziosa, per rinnovare la propria vocazione davanti al Tabernacolo, seguendo l’esempio dei fondatori delle comunità religiose.
Un invito al rinnovamento e alla testimonianza
Il Papa ha concluso ringraziando le persone consacrate per la loro testimonianza, definendola “un lievito nella Chiesa”. Ha esortato tutti a essere portatori di luce e speranza, mostrando al mondo il valore della vita consacrata come cammino di fede e amore. Questa omelia, ricca di riferimenti scritturali e spirituali, offre una guida preziosa per coloro che cercano di vivere con autenticità e gioia la propria vocazione.