Un Paese sospeso tra stabilità apparente, crisi del ceto medio e conflitti identitari.
Il 6 dicembre 2024, il Censis ha presentato il suo rapporto annuale, delineando il quadro di un’Italia intrappolata nella cosiddetta “sindrome italiana”: un paese che galleggia nella mediocrità, evitando crolli drammatici ma incapace di compiere significative ascese. Questo equilibrio precario, che appare superficiale come stabilità, nasconde profonde insidie economiche, sociali e culturali.
Una stabilità illusoria
La “sindrome italiana”, secondo il Censis, si manifesta in una continuità che sembra priva di ambizione. Negli ultimi vent’anni, il reddito pro-capite reale è diminuito del 7%, mentre la ricchezza netta ha subito un calo del 5,5% nell’ultimo decennio. “L’85,5% degli italiani è convinto che sia molto difficile salire nella scala sociale”, rileva il rapporto, evidenziando il deterioramento delle prospettive di mobilità economica e sociale.
Nonostante alcuni record positivi, come il numero di occupati e il boom del turismo estero, il paese soffre di gravi squilibri: la produzione industriale è in calo (-1,2% tra il 2019 e il 2023), mentre la crescita dell’occupazione non si traduce in un aumento significativo del PIL. Questa stagnazione si accompagna a una percezione diffusa di declino culturale e sociale.
La crisi del ceto medio e il rischio identitario
Uno degli aspetti più preoccupanti è l’erosione del ceto medio, che alimenta il disincanto verso le democrazie liberali, l’europeismo e l’atlantismo. “Il 66% degli italiani attribuisce all’Occidente la colpa dei conflitti in Ucraina e Medio Oriente, mentre solo il 31% sostiene l’aumento delle spese militari richiesto dalla NATO”, sottolinea il rapporto. Parallelamente, cresce la guerra delle identità, con conflitti legati a genere, etnia, religione e orientamento sessuale.
Questa competizione per il riconoscimento delle identità si traduce in una polarizzazione sociale: il 38,3% degli italiani si sente minacciato dai migranti, il 29,3% è ostile verso famiglie non tradizionali e il 14,5% manifesta pregiudizi verso persone di diverso colore della pelle.
La mutazione culturale e l’Italia degli ignoranti
L’Italia sta attraversando una trasformazione demografica e culturale significativa, con un incremento del 112% nelle acquisizioni di cittadinanza negli ultimi dieci anni. Tuttavia, il paese sembra impreparato culturalmente: il 32% degli italiani attribuisce a Giotto o Leonardo gli affreschi della Cappella Sistina, mentre il 19% crede che Giuseppe Mazzini sia stato un politico della Prima Repubblica.
Questa ignoranza diffusa mina la capacità del paese di affrontare i cambiamenti globali e di costruire una società inclusiva e coesa. Il sistema educativo riflette questa fragilità, con livelli di apprendimento insufficienti in italiano e matematica in tutte le fasce scolastiche.
Giovani tra disagio e resilienza
I giovani rappresentano una delle categorie più vulnerabili. “Il 58,1% dei giovani tra 18 e 34 anni si sente fragile, e oltre la metà soffre di ansia o depressione”, riporta il Censis. Tuttavia, esiste una minoranza resiliente che cerca opportunità all’estero: dal 2013 al 2022, oltre 350.000 giovani italiani hanno lasciato il paese, spesso laureati.
Conclusioni: un futuro incerto
La fotografia del Censis restituisce l’immagine di un’Italia in bilico, sospesa tra le sue contraddizioni e incapace di ritrovare una direzione chiara. La “sindrome italiana” non è solo una diagnosi economica, ma un segnale d’allarme sulla necessità di un rinnovamento culturale e sociale, che superi l’immobilismo attuale e riaccenda la fiducia nel futuro.