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Giornalismo

Nature: disinformazione online, tra miti pubblici e prove scientifiche

Esplorare le percezioni errate sulla disinformazione nei social media e le evidenze sperimentali.

La controversia sulla disinformazione online e sui social media ha creato un divario tra il discorso pubblico e la ricerca scientifica. Intellettuali pubblici e giornalisti spesso avanzano affermazioni generiche sugli effetti dell’esposizione a contenuti falsi online che non sono coerenti con gran parte delle evidenze empiriche attuali. In questo articolo, identifichiamo tre comuni percezioni errate e proponiamo raccomandazioni basate su ricerche di scienze comportamentali.

Percezioni errate sulla disinformazione online
  • Elevata esposizione media a contenuti problematici. Una percezione comune è che l’esposizione media ai contenuti falsi e infiammatori sia alta. Tuttavia, le ricerche dimostrano che l’esposizione media a tali contenuti è in realtà bassa e concentrata su una ristretta fascia di utenti fortemente motivati a cercare tali informazioni​.
  • Responsabilità degli algoritmi. Si crede spesso che gli algoritmi dei social media siano i principali responsabili dell’esposizione a contenuti problematici. Sebbene gli algoritmi possano amplificare certi tipi di contenuti, la ricerca mostra che la maggior parte delle esposizioni avviene tra utenti già predisposti a cercare informazioni estreme o false​.
  • Social media come causa principale di problemi sociali. Un’altra percezione errata è che i social media siano la causa principale di problemi sociali più ampi come la polarizzazione. Le evidenze indicano che, sebbene i social media possano contribuire a questi problemi, non sono la causa primaria. La polarizzazione e altri problemi sociali hanno radici più profonde che vanno oltre l’uso dei social media​.
Possibili soluzioni.
  • Responsabilizzare le piattaforme. È essenziale rendere le piattaforme responsabili per aver facilitato l’esposizione a contenuti falsi ed estremi, specialmente nelle frange dove il consumo è più alto e il rischio di danni reali è maggiore​.
  • Aumentare la trasparenza delle piattaforme. Le piattaforme dovrebbero collaborare maggiormente con ricercatori esterni per valutare meglio gli effetti della disinformazione online e le risposte più efficaci a essa. La trasparenza è fondamentale per comprendere e mitigare l’impatto della disinformazione​.
  • Focalizzarsi su contesti al di fuori dell’Occidente. È particolarmente importante concentrarsi su contesti al di fuori degli Stati Uniti e dell’Europa occidentale, dove la ricerca e i dati sono scarsi e i danni potenziali della disinformazione possono essere più gravi. Rafforzare la ricerca e la raccolta di dati in queste aree è cruciale per affrontare la disinformazione a livello globale​.

Affrontare la disinformazione online richiede una comprensione accurata delle sue dinamiche e un approccio basato su prove scientifiche. Riconoscendo le percezioni errate e implementando misure appropriate, possiamo ridurre l’impatto della disinformazione e promuovere un ambiente informativo più sano e affidabile.

Articolo Nature: Misunderstanding the harms of online misinformation.

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