Le commissioni pari opportunità dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, della FNSI e dell’USIGRAI e GiULiA giornaliste, sono intervenute sul problema fake news, “vera miccia del linguaggio d’odio”.
“Le donne – si legge nel comunicato sul sito dell’Ordine dei Giornalisti – sono le principali vittime del linguaggio d’odio. E le giornaliste che trattano temi sensibili sono due volte vittime, l’aggressione via social si fa violentissima”.
“Come giornaliste delle Commissioni pari opportunità di Ordine dei giornalisti, Fnsi, Usigrai e dell’associazione GiULiA giornaliste”, spiegano, “siamo particolarmente allarmate per le fake news – vera miccia del linguaggio d’odio – che sono divampate sui social, nelle chat, nelle messaggistiche”. Un problema che ha avuto nuovo sviluppo in modo incontrollato da quando è iniziata l’emergenza Coronavirus – Covid19. “Con una novità”, spiegano le giornaliste: “oggi le fake news vengono diffuse soprattutto nelle chat su whatsapp. Abbandonati i canali social sin qui privilegiati – Facebook e Twitter in primis – le fake news legate al tema del Coronavirus sono dunque più insidiose”.
Due, spiegano, sono le ragioni della attuale maggior pericolosità delle fake news.
- “Sono più pervasive. E hanno un alto potere viralizzante, poiché sfruttano l’ansia collettiva e l’autostrada rappresentata dai canali di comunicazione che oggi costituiscono il tessuto connettivo sociale privilegiato, le chat tra amici, famigliari e colleghi.
- Poiché rimbalzano da una chat all’altra, si ammantano della credibilità che le stesse hanno, nei confronti dei membri”.
Tra gli esempi di fake news virali e persuasive, i “formati audio provenienti da sedicenti medici, video di sedicenti esperti e giornalisti che raccontano di complotti orchestrati da centrali straniere, cure miracolose a base di vaccini anti tbc o integratori alimentari, messaggi che si spingono a dipingere scenari da incubo negli ospedali riguardo alla scelta di salvare i pazienti o meno”. La paura diventa un meccanismo per rendere le fake news più credibile e diffonderle in modo virale.
“In una situazione di isolamento e di grave ansia collettiva” spiega il comunicato sul sito OdG, diventa ovvio “che questi messaggi tendono a destabilizzare le persone e a diffondere il panico.Soffiare sul fuoco della paura, lo sappiamo anche dalle numerose indagini fatte sui discorsi d’odio online, alimenta ansia collettiva e prelude a instabilità pericolose sia dal punto di vista personale che sociale”.
Ne deriva la necessità, giornalistica e sociale, di “rafforzare gli anticorpi collettivi contro fake news e messaggi che diffondono notizie non verificate e imprecise”. Con tale obiettivo, diventa doveroso che “giornaliste e giornalisti si facciano oggi parte attiva non solo nel denunciare e smascherare bufale e fake news, ma anche nel saper indirizzare le persone e guidarle a una lettura e diffusione di notizie consapevole”.
Il testo si conclude con una sintesi dei modi per aiutare i cittadini a “difendersi dalle fake news” e a “distinguere le notizie certe da quelle prive di ogni fondamento”.
- “I messaggi fake non espongono quasi mai la fonte e se la espongono, si tratta di fonti insicure e poco attendibili. In questo modo risultano indefiniti e quindi tanto più minacciosi.
- I messaggi fake spesso non riportano nome, cognome e qualifica del presunto medico o esperto: risultano generici, e anche qui difficilmente tracciabili.
- Prima di diffondere il messaggio che riceviamo, verifichiamone l’attendibilità. Basta un semplice controllo sul web per confermare o smentire le affermazioni contenute nel messaggio sospetto. E anche per verificarne l’eventuale autore.
- Cerchiamo di tracciare il messaggio: chi lo ha mandato? E a sua volta da chi l’ha ricevuto? Se la catena è molto lunga e non si riesce a risalire alla fonte primaria, non diffondiamo il messaggio.
- Ogni messaggio che diffondiamo porta la nostra firma. Quindi la diffusione delle fake news è anche una nostra responsabilità”. Link Ordine dei Giornalisti.