Il Papa medita sull’incontro tra Gesù e l’uomo ricco: l’amore gratuito di Dio ci chiama a liberarci dai pesi interiori per vivere relazioni autentiche
Città del Vaticano, 9 aprile 2025 – Nella catechesi preparata da Papa Francesco per l’Udienza Generale di mercoledì 9 aprile, il Pontefice ha proposto una profonda riflessione sul desiderio umano di felicità, sul bisogno di amore gratuito e sulla necessità di liberarsi dalle zavorre interiori che bloccano la piena adesione al Vangelo. Il testo, parte del ciclo dedicato al Giubileo 2025, ha come tema “Gesù Cristo nostra speranza”, con una meditazione sull’incontro tra Gesù e il giovane ricco narrato nel Vangelo di Marco (Mc 10,17-22).
Un uomo senza nome, una vita senza direzione
«Questa volta la persona incontrata non ha nome», scrive il Papa, «l’evangelista Marco la presenta semplicemente come “un tale”». È una figura che rappresenta chi, pur osservando le regole e cercando di fare il bene, non ha ancora trovato il senso della propria vita. Secondo Francesco, questa condizione è molto attuale: «Al di là delle cose che facciamo, dei sacrifici o dei successi, ciò che veramente conta per essere felici è quello che portiamo nel cuore».
Con un’immagine efficace, il Papa paragona quest’uomo a una nave lussuosa che resta ancorata nel porto: «Può anche essere una nave meravigliosa, con un equipaggio d’eccezione, ma se non tira su le zavorre e le ancore, non riuscirà mai a partire. Quest’uomo si è costruito una nave di lusso, ma è rimasto nel porto!».
Il cuore di Gesù e la logica della gratuità
Il giovane ricco, osserva il Papa, non ha ancora compreso il linguaggio della gratuità: cerca la vita eterna come un diritto, qualcosa da ottenere attraverso meriti e impegni. «Tutto è un dovere. Tutto sembra dovuto. Ma in una vita vissuta così, quale spazio può avere l’amore?».
Gesù, invece, guarda oltre l’apparenza: «Marco dice che Gesù “guardandolo dentro, lo amò”». Un amore che precede ogni risposta, ogni merito, ogni azione. «Gesù ama quest’uomo prima ancora di avergli rivolto l’invito a seguirlo. Lo ama così com’è».
È in questo sguardo, afferma il Papa, che ognuno può rispecchiarsi. «Vede la nostra fragilità, ma anche il nostro desiderio di essere amati così come siamo». Ed è solo quando si accoglie questo amore gratuito, che si può davvero essere felici. «Fin quando cerchiamo di comprare l’amore o di elemosinare l’affetto, quelle relazioni non ci faranno mai sentire felici».
Uscire dall’anonimato: la chiamata personale
Il messaggio del Vangelo, evidenzia Francesco, è anche un invito ad entrare in relazione. L’anonimato dell’uomo ricco – chiamato solo “un tale” – si supera solo nel momento in cui si risponde a una chiamata personale. «Possiamo ascoltare il nostro nome solo all’interno di una relazione. Se restiamo da soli, non sentiremo mai pronunciare il nostro nome e continueremo a restare dei “tali”, anonimi».
La proposta di Gesù è chiara e radicale: liberarsi del superfluo, condividere con i poveri, e seguirlo. Ma l’uomo ricco non accoglie l’invito. «Rimane da solo, perché le zavorre della sua vita lo trattengono nel porto. La tristezza è il segno che non è riuscito a partire».
Uno sguardo alla salute del Papa
Il Santo Padre continua a osservare un periodo di riposo a causa della persistente debolezza respiratoria dovuta a un’infezione polmonare. Le sue condizioni, seppure monitorate con attenzione, sono stabili e compatibili con l’attività quotidiana leggera. Dalla sua residenza a Casa Santa Marta, il Papa sta seguendo con cura gli impegni essenziali, mentre gli appuntamenti pubblici vengono gestiti con cautela.
Nonostante ciò, il Pontefice ha voluto far sentire la sua vicinanza ai fedeli attraverso la pubblicazione integrale della catechesi, mantenendo vivo il dialogo con la comunità in preparazione al Giubileo del 2025.
Il messaggio centrale: libertà e speranza
Francesco conclude la catechesi con un messaggio di speranza, per tutti coloro che si sentono bloccati o indecisi: «Affidiamo al Cuore di Gesù tutte le persone tristi e indecise, perché possano sentire lo sguardo d’amore del Signore, che si commuove guardando con tenerezza dentro di noi».
Un richiamo forte alla libertà interiore, che non si ottiene con le sicurezze esteriori, ma con la capacità di lasciarsi amare e di mettersi in cammino.