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Il Pontefice: per essere buoni apostoli dobbiamo essere come bambini

Papa Francesco 15 marzo 2017

Il Papa Francesco desidera esprimere la sua gratitudine a coloro che gli hanno dimostrato affetto, premura e amicizia durante il suo ricovero al Policlinico Gemelli. La vicinanza umana e spirituale ricevuta è stata di grande aiuto e conforto per lui. Esprime il suo ringraziamento di cuore a tutti coloro che lo hanno sostenuto con le loro preghiere.

Nel Vangelo di oggi, Gesù chiama i dodici Apostoli per inviarli in missione. Li incarica di predicare un solo messaggio: il regno dei cieli è vicino. Questo annuncio rappresenta il nucleo fondamentale della vita: la vicinanza di Dio e di Gesù, la sua signoria d’amore, che si avvicina a noi. Tale vicinanza di Dio significa che non siamo soli sulla terra e che, anche nelle difficoltà, possiamo mantenere la fiducia. La prima cosa da comunicare alle persone è che Dio non è lontano, ma è un Padre che ci conosce, ci ama e desidera tenerci per mano lungo i sentieri impervi della vita. Egli è con noi in ogni momento, specialmente quando siamo più deboli. Lui è il nostro Padre.

L’immagine di Dio come un padre che tiene per mano il suo bambino invita a pensarsi come tali. Quando camminiamo con fiducia tenuti per mano da Dio, tutto diventa diverso. Il mondo, sebbene grande e misterioso, diventa familiare e sicuro perché sappiamo di essere protetti. Non abbiamo paura e impariamo ad aprirci, incontrando altre persone, facendo nuove amicizie e apprendendo con gioia cose che non conoscevamo. Quando torniamo a casa, raccontiamo a tutti ciò che abbiamo visto, nutrendo il desiderio di crescere e di compiere le stesse cose che abbiamo visto fare dal nostro Padre. Questo è il motivo per cui Gesù parte da questa prospettiva e per cui la vicinanza di Dio è il primo annuncio: quando siamo vicini a Dio, superiamo la paura, ci apriamo all’amore, cresciamo nel bene e sentiamo il bisogno e la gioia di annunciare.

Per essere buoni apostoli, dobbiamo essere come bambini, sederci “sulle ginocchia di Dio” e guardare il mondo con fiducia e amore. Dobbiamo testimoniare che Dio è Padre, che solo Lui può trasformare i nostri cuori e donarci la gioia e la pace che non possiamo trovare da soli.

Ma come possiamo annunciare che Dio è vicino? Nel Vangelo, Gesù raccomanda di non usare molte parole, ma di compiere gesti di amore e speranza nel nome del Signore. Questo è il cuore dell’annuncio: la testimonianza gratuita e il servizio. Il Papa sottolinea che le persone che parlano molto senza agire lo lasciano sempre perplesso.

A questo punto, il Papa invita a domandarsi: “noi, che crediamo nel Dio vicino, confidiamo in Lui? Sappiamo guardare avanti con fiducia, come un bambino che sa di essere portato in braccio dal papà? Sappiamo sederci sulle ginocchia del Padre con la preghiera, con l’ascolto della Parola, accostandoci ai Sacramenti? E, infine, stretti a Lui, sappiamo infondere coraggio agli altri, farci vicini a chi soffre ed è solo, a chi è lontano e pure a chi ci è ostile?”

Per Papa Francesco “questa è la concretezza della fede, è questo che conta”.

Concludendo l’Angelus ha poi ricordato la Giornata Mondiale del Rifugiato promossa dalle Nazioni Unite il 20 giugno, e le vittime del terribile naufragio accaduto in Grecia alcuni giorni fa. Vedi Papa Francesco: mai più tragedie come il naufragio in Grecia.

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