Giornale Online Direttore Paolo Centofanti

Diritti e inclusione

Mobbing: social e piattaforme, le aziende dovrebbero sapere ciò che vorrebbero contestare

sentenza

Perché prima di contestare attività del lavoratore su social o altre piattaforme ci si dovrebbe come minimo informare.

Informarsi prima di contestare: se non lo si fa per ragioni etiche – improbabili per chi attua azioni di mobbing – lo si dovrebbe fare per cautelarsi, e peggiorare la situazione legale – civile e penale – propria e dell’azienda. Questo dovrebbe essere l’atteggiamento di minima cautela che ci si aspetterebbe da responsabili e referenti aziendali di risorse umane.

In realtà, da quanto ci hanno di nuovo segnalato in queste settimana, così non accade. Resta da capire se tali atteggiamenti imprudenti, oltre che ingiusti e illegittimi, dipendano più dall’accanimento verso il dipendente, o dalla mancanza di informazioni su tali specifiche questioni delle piattaforme digitali. Ovvero il modo in cui, semplicemente, funzionano.

Post programmati e/o autorizzati sui social network e altre piattaforme: sono posticipati

Quando un lavoratore condivide un post o un commento su Facebook, Instagram, Pinterest, o su altre piattaforme – vedi Reddit, oppure Wikipedia e Quora per il knowledge sharing, Change,org per le petizioni, etc. la pubblicazione non nè sempre immediata. Anzi, in alcuni casi è posticipata almeno di qualche ora, se non un giorno o più.

Può capitare su singole pagine, profili, gruppi di terzi, così configurati dai titolari degli account. Oppure può essere una caratteristica della piattaforma, vedi appunto Wikipedia, Change.org, e certi gruppi di Reddit. E in alcuni casi dipende dalle autorizzazioni dell’utente, come ad esempio accade per le varie differenti tipologie di profili utente su Wikipedia.

Fare attenzione a tali meccanismi, senza preoccuparsi in caso di contestazioni fake e strumentali

Diventa quindi necessario basare le proprie pubblicazioni, commenti e condivisioni, considerando tali meccanismi, e che i commenti o i post pubblicati il sabato o la domenica, o comunque non in orario di lavoro, quando soggetti a moderazioni sono pubblicati e visibili solo dopo uno o due giorni, e/o in orari lavorativi

Se ci si trova in una situazione di mobbing è opportuno fare attenzione, senza dimenticare però che eventuali contestazioni strumentali sono comunque opponibili e annullabili. Certo, ciò che i mobber alla fine ottengono è solo il peggioramento della loro posizione giuridica. Non possiamo però non consigliare di prestare attenzione a tali meccanismi.

I social network strumento di mobbing e stalking occupazionale

Purtroppo nella realtà dei social network, i casi di mobbing rappresentano una pericolosa combinazione, spesso aggravata dallo stalking. Strumenti per spiare – illegalmente – il dipendente, provare a screditarlo, cercare di isolarlo.

Dal punto di vista umano, etico ed aziendale, trovo estremamente preoccupante che un manager, un responsabile o un addetto alle risorse umane si impegni a violare la sfera privata, personale ed espressiva di un dipendente, a meno che non ci siano motivi aziendali legittimi. Questa situazione diventa ancora più inaccettabile quando i social network diventano strumenti perversi di stalking utilizzati illegalmente da mobber e complici.

È importante pure ricordare che nelle aziende in cui si verificano casi di mobbing, la “legge aziendale” non è uguale per tutti, a differenza della legge dei tribunali. Questo diventa evidente quando le accuse vanno oltre i reali modi di funzionamento dei social network.

Le vittime di mobbing devono difendersi da accuse pretestuose, infondate e talvolta create appositamente. Devono trovare strategie per prevenirle e sopravvivere, non solo nel contesto aziendale. Nel frattempo, i comportamenti illeciti o persino illegali di individui privilegiati e ultraprivilegiati, compresi i mobber stessi, vengono ignorati, protetti o addirittura incoraggiati e presentati come esempi perversi.

Questi sono esempi di come il potere arrogante viene esercitato ogni giorno, presuntamente al di sopra della legge stessa, dei lavoratori e, in ultima analisi, delle vittime di mobbing. Tuttavia, quando si arriva in tribunale, le strategie e le menzogne dei mobber e dei loro complici si scontrano sempre più spesso con le decisioni dei giudici, la giurisprudenza, l’inaffidabilità dei presunti testimoni complici, la logica, le prove e le registrazioni delle persone sottoposte a mobbing.

Sono diversi anni che parliamo delle pericolose relazioni tra il mobbing e i social network. Ad oggi, ci saremmo aspettati che i meccanismi di funzionamento dei social diventassero conoscenza di base diffusa o che almeno l’attenzione nell’informarsi fosse diventata una competenza naturale e necessaria.

La Petizione per una Legge anti mobbing

Anche  per queste ragioni abbiamo lanciato con il giornale Fede e Ragione sulla piattaforma Change.org, la Petizione per una Legge contro mobbing e mobber / stalker, e che preveda aiuti alle vittime. Ad oggi è stata firmata da quasi settantamila persone. Può essere firmata anche in modo anonimo, ricordandosi di confermare l’email che riceverai da Change.

Sul tema intrecci tra mobbing / stalking e social network / web, vedi sul giornale Fede e Ragione, gli articoli:

Condividere su Facebook: una falsa contestazione disciplinare, veri rischi, fake news.

Facebook: la crisi ? non è solo per la privacy.

Da casi reali: social network e mobbing, le aziende dovrebbero conoscere ciò che cercano di contestare.

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