Giornata Mondiale delle Città 2025 : le città del futuro non saranno smart per i dati che generano, ma per la capacità di usare la tecnologia per includere, proteggere e valorizzare le persone che le abitano.
La Giornata Mondiale delle Città si celebra il 31 ottobre di ogni anno. È stata istituita dalle Nazioni Unite per richiamare l’attenzione sulle trasformazioni urbane, sulla crescita delle metropoli e sull’urgenza di rendere le nostre città più vivibili, sostenibili e umane. Per il 2025 il tema scelto a livello globale è chiaro: costruire città intelligenti che siano veramente centrate sulle persone. L’innovazione digitale è certamente una variabile importante, ma secondo UN-Habitat deve essere orientata a un obiettivo più alto. La tecnologia nelle città non deve essere solo efficienza, raccolta dati, algoritmi, sensori e applicazioni. La tecnologia urbana deve tornare al suo senso originario: servire il bene delle persone che abitano gli spazi, i quartieri, le comunità.
Questo messaggio è particolarmente rilevante oggi. Le città contemporanee stanno diventando sempre più sistemi complessi. Crescono per densità, per flussi, per trasformazioni del lavoro, e per presenza di dati e infrastrutture digitali. Ma allo stesso tempo aumenta anche la frammentazione sociale. Le città si estendono e si innovano, ma rischiano di non essere “luoghi” nel senso più umano del termine. Il rischio è che l’innovazione urbana diventi pura ingegneria, non progetto umano.
Smart cities: un concetto da rifondare
Il concetto di “smart city” è diventato in molti casi uno slogan marketing più che una visione organica. In tanti contesti si è ridotto alla semplice digitalizzazione dei servizi. Ma la domanda fondamentale è un’altra: una città è intelligente quando ha molti sensori o quando le persone che vi vivono crescono in qualità della vita, in accesso alla cultura, in opportunità e in relazioni sociali che fanno fiorire l’umano?
Per la Giornata Mondiale delle Città 2025 il focus è chiarissimo: la centralità deve tornare alla persona. Non basta essere connessi. Contano i criteri con cui si usa quella connessione. Non basta un sistema digitale efficiente. Conta l’orientamento etico di quel sistema. Un algoritmo urbano deve essere pensato per migliorare la vita delle persone reali, non per aumentare la capacità di controllo o il profitto di pochi.
Inclusione e sostenibilità: due obiettivi indissociabili
Una città veramente smart è una città che non lascia indietro nessuno. La sfida non è solo tecnologica, è sociale e culturale. Innovazione digitale senza inclusione produce un salto tecnologico, ma non un salto umano. Per questo il concetto di “città centrate sulle persone” richiama anche la costruzione di modelli più sostenibili e più equi. Una città sostenibile non è solo una città meno inquinata. È una città in cui i giovani possano crescere con opportunità, gli anziani non siano invisibili, i lavoratori non siano consumati e gli ultimi non siano esclusi.
Le tecnologie possono aiutare molto. Dati, intelligenza artificiale, analisi predittiva, Internet of Things possono migliorare i trasporti, ridurre sprechi, pianificare meglio le risorse, prevenire disastri ambientali e ottimizzare servizi sanitari e infrastrutture educative. Ma se tutto questo non viene guidato da una visione alta, si rischia di produrre solo nuove forme di tecnocrazia.
Una prospettiva umanistica e spirituale
Questo punto è cruciale: una città non è solo uno spazio fisico. È un orizzonte culturale, simbolico e spirituale. È un luogo in cui si costruisce futuro. È un luogo in cui la tradizione e la modernità devono incontrarsi, non scontrarsi. La tradizione religiosa, e quella cristiana in particolare, ricordano da sempre questo elemento essenziale: non esiste tecnica senza etica. Non esiste città senza comunità. Non esiste progresso senza relazione.
L’innovazione urbana che non tiene conto della dignità della persona rischia di diventare un’innovazione senza anima. E questo è un pericolo reale, non teorico. Pensare città più intelligenti centrando l’attenzione sulle persone significa riportare la tecnologia alla sua funzione originaria: aiutare l’uomo a vivere meglio, proteggere il Creato, e costruire un futuro più giusto per tutti. Significa ricordare che città e territorio non sono quantità da amministrare, ma storie da abitare.
Conclusione
La Giornata Mondiale delle Città 2025 è un’occasione per riflettere seriamente sul mondo che stiamo costruendo. La città del futuro sarà davvero intelligente solo se sarà capace di integrare tecnologia, giustizia sociale, sostenibilità e cultura della persona. E questo implica una visione nuova: non la città come macchina, ma la città come comunità. Non la città come mercato, ma la città come luogo di crescita e di vita.