Il 17 ottobre il mondo ricorda le vittime della povertà estrema con la Giornata mondiale del rifiuto della miseria, istituita dall’ONU per sensibilizzare su dignità e diritti
Il 17 ottobre di ogni anno si celebra la Giornata mondiale del rifiuto della miseria, ricorrenza istituita per sensibilizzare governi, istituzioni e cittadini sulla lotta contro la povertà estrema. La data è riconosciuta a livello internazionale come momento di riflessione e di azione, con un forte significato simbolico e sociale: rifiutare la miseria significa rifiutare l’ingiustizia e promuovere la dignità di ogni essere umano.
Origini della ricorrenza
La Giornata nasce da un’idea del movimento ATD Quarto Mondo, fondato dal padre Joseph Wresinski in Francia negli anni ’50. L’obiettivo era dare voce alle persone più emarginate e denunciare le condizioni di estrema povertà che, pur in società industrializzate, continuavano a relegare milioni di individui in situazioni di esclusione sociale.
Il 17 ottobre 1987, a Parigi, oltre centomila persone si riunirono al Trocadéro, davanti alla sede delle Nazioni Unite, per affermare che la povertà è una violazione dei diritti umani fondamentali. Quel giorno fu inaugurata una lapide con la scritta: “Laddove gli uomini sono condannati a vivere nella miseria, i diritti umani sono violati. È un dovere sacro unirsi per farli rispettare.”
Cinque anni più tardi, nel 1992, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamò ufficialmente il 17 ottobre come Giornata internazionale per l’eliminazione della povertà, recependo lo spirito e i valori del “rifiuto della miseria”.
Dal rifiuto della miseria all’eliminazione della povertà
Il nome originario, “Giornata mondiale del rifiuto della miseria”, è ancora oggi utilizzato da molte associazioni e realtà civili, perché sottolinea la necessità di una presa di posizione netta: non solo ridurre la povertà, ma rifiutarne l’esistenza come fenomeno accettabile nella società.
La denominazione ONU, “Giornata internazionale per l’eliminazione della povertà”, amplia la prospettiva globale e colloca la ricorrenza nell’agenda internazionale per lo sviluppo sostenibile, in linea con l’Obiettivo 1 dell’Agenda 2030, che mira a porre fine alla povertà in tutte le sue forme ovunque nel mondo.
La situazione attuale in Italia e in Europa
In Italia, secondo gli ultimi dati, oltre 5,7 milioni di persone vivono in condizione di povertà assoluta. Le difficoltà economiche sono aumentate negli ultimi anni a causa della pandemia, della crisi energetica e dell’inflazione. Interi nuclei familiari faticano a sostenere spese per beni essenziali come cibo, alloggio, istruzione e cure mediche.
In Europa e nel mondo, le disuguaglianze restano elevate: milioni di bambini non hanno accesso a servizi educativi adeguati, e vaste fasce della popolazione vivono con meno di due dollari al giorno. La Giornata diventa quindi un richiamo universale a politiche più giuste, a sistemi di welfare inclusivi e a una solidarietà internazionale concreta.
Un impegno per governi e società civile
Celebrare il 17 ottobre non significa solo ricordare, ma soprattutto agire. Le Nazioni Unite sottolineano la necessità di:
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rafforzare le politiche pubbliche di sostegno al reddito e di inclusione sociale;
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garantire l’accesso universale a istruzione e sanità;
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promuovere lavoro dignitoso e condizioni eque per tutti;
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coinvolgere le comunità locali e le organizzazioni non governative nella lotta alla povertà.
La società civile ha un ruolo fondamentale: associazioni, parrocchie, movimenti e realtà del terzo settore sono spesso il primo presidio di aiuto per chi vive ai margini.
Un messaggio universale
La Giornata mondiale del rifiuto della miseria è anche un momento di riflessione personale: ognuno, nel proprio contesto, può contribuire a ridurre le disuguaglianze attraverso gesti concreti di solidarietà, volontariato, consumo responsabile e partecipazione civica.
Rifiutare la miseria significa rifiutare l’indifferenza, affermare il valore della dignità umana e costruire una società più equa. È un invito ad andare oltre i numeri e guardare ai volti delle persone che vivono situazioni di esclusione, trasformando la ricorrenza in occasione di impegno continuo.
Il 17 ottobre resta una data simbolica e attuale: che la si chiami “Giornata mondiale del rifiuto della miseria” o “Giornata internazionale per l’eliminazione della povertà”, il messaggio non cambia. La povertà estrema non è un destino inevitabile, ma una condizione che può e deve essere superata attraverso scelte politiche coraggiose e responsabilità condivisa.
Questa ricorrenza ci ricorda che combattere la miseria è un dovere morale, civile e, per molti, anche spirituale. Solo così si può costruire un futuro in cui dignità e giustizia siano davvero patrimonio di tutti.
Immagine: elaborazione artistica con IA.