La nuova legge 132/2025 introduce regole sul diritto d’autore per le opere realizzate con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, riconoscendo tutela solo in presenza di un apporto creativo umano
Negli ultimi anni, l’uso dell’intelligenza artificiale (IA) nei processi creativi — testi, immagini, musica — ha posto questioni rilevanti sul piano giuridico: a chi appartiene il diritto d’autore quando un’opera è realizzata “con l’aiuto” di algoritmi? Con la promulgazione della legge 23 settembre 2025, n. 132, l’Italia compie un passo significativo verso la regolamentazione della materia, stabilendo nuovi criteri per la tutela delle opere che integrano strumenti di IA.
Il quadro normativo introdotto dalla legge 132/2025
La legge 132/2025, entrata in vigore il 10 ottobre 2025, risponde alle sfide poste dall’evoluzione tecnologica e punta a disciplinare due aspetti fondamentali:
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La qualificazione delle opere generate da sistemi di IA e la loro possibile protezione tramite diritto d’autore;
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Il text and data mining, ovvero l’uso massiccio di testi e dati per addestrare modelli IA, e le regole relative all’arricchimento degli algoritmi.
Secondo la legge, l’opera deve sempre conservare un nucleo di creatività umana: non basta che la macchina generi autonomamente il contenuto; l’apporto dell’autore umano deve essere significativo e distinguibile dalla mera automazione. Se l’opera è il risultato esclusivo dell’algoritmo, senza intervento creativo umano, la tutela del diritto d’autore non può sussistere.
Quali opere saranno protette ?
La normativa riconosce tutela esclusivamente alle opere che manifestino una vera scelta creativa dell’autore umano, anche quando siano coadiuvate da sistemi IA. Ciò implica che:
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L’autore deve guidare, modellare o dirigere il processo creativo, utilizzando l’IA come strumento, non come autore sostitutivo.
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Se l’IA produce automaticamente un’opera senza alcuna mediazione umana, quella creazione rischia di non ricevere protezione.
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Nel caso dell’arricchimento dei sistemi IA, l’utilizzo deve rispettare limiti precisi e autorizzazioni legate ai diritti d’autore esistenti.
Le implicazioni pratiche
Sul piano pratico, la legge 132/2025 introduce alcune conseguenze rilevanti:
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Chiarezza di titolarità: l’autore umano che coordina l’uso dell’IA sarà considerato titolare del diritto d’autore, purché dimostri l’apporto creativo.
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Contratti e licenze: i contratti dovranno disciplinare esplicitamente la natura dell’utilizzo dell’IA, la suddivisione dei diritti, e le eventuali responsabilità.
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Controlli sui modelli IA: chi sviluppa sistemi di intelligenza artificiale dovrà garantire che i dati usati per addestrarli siano acquisiti con rispetto dei diritti connessi.
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Certezza giudiziaria: i tribunali saranno chiamati a valutare se un’opera è sufficientemente “umanamente mediata” per accedere alla protezione.
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Innovazione e tutela: la normativa intende conciliare lo sviluppo tecnologico con la tutela dei creatori, incentivando un uso responsabile dell’IA.
Criticità e questioni ancora aperte
Nonostante gli avanzamenti, restano alcune sfide:
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Definire il confine creativo: stabilire quando l’apporto umano è sufficiente può risultare soggettivo e controverso in casi limite.
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Ambiguità nei modelli generativi: molti sistemi IA operano in modo complesso — quanti interventi umani sono necessari per conferire protezione?
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Compatibilità con la normativa europea: sarà fondamentale garantire che le disposizioni nazionali si armonizzino con direttive e regolamenti europei.
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Enforcement e sanzioni: sarà cruciale prevedere strumenti efficaci di controllo e sanzione per usi illeciti.
Un progresso verso un equilibrio tra creatività e tecnologia
La legge 132/2025 rappresenta un tentativo significativo di adattare il diritto d’autore all’era dell’intelligenza artificiale. Stabilendo che la protezione spetti solo quando l’opera mantenga un contributo umano creativo, essa cerca di mantenere il principio tradizionale del diritto d’autore, pur riconoscendo il ruolo crescente degli strumenti digitali.
Per chi crea con l’aiuto dell’IA — autori, sviluppatori, imprese — è essenziale:
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Documentare in modo trasparente l’apporto umano nel processo creativo;
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Redigere contratti chiari che disciplinino l’uso dell’IA e la titolarità dei diritti;
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Verificare che i dati usati per addestrare modelli siano acquisiti legalmente;
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Tenere d’occhio l’evoluzione giurisprudenziale, che definirà i confini del “contributo creativo umano”.
Con queste premesse, l’Italia compie un importante passo avanti nel garantire che la rivoluzione dell’IA non eroda il valore della creatività umana, ma lo accompagni in modo regolato e sostenibile.