Un nuovo studio rivela che i legami madre – figli negli scimpanzé selvatici mostrano dinamiche di attaccamento organizzato simili a quelle umane, ma non evidenziano comportamenti disorganizzati.
Uno studio pubblicato su Nature Human Behaviour ha evidenziato che i legami tra madri e figli negli scimpanzé selvatici potrebbero rispecchiare i modelli di attaccamento sicuro e insicuro-evitante osservati negli esseri umani. La ricerca, condotta da Eléonore Rolland e colleghi, ha analizzato le interazioni tra madri e piccoli scimpanzé nel Taï National Park in Costa d’Avorio, rivelando dinamiche che potrebbero far luce sulle radici evolutive dell’attaccamento organizzato.
Teoria dell’attaccamento : un ponte tra umani e primati
La teoria dell’attaccamento è stata sviluppata inizialmente per comprendere le relazioni tra i neonati umani e i loro caregiver. Secondo questa teoria, le prime esperienze di legame possono influenzare significativamente lo sviluppo psicologico e le interazioni sociali.
L’attaccamento organizzato è caratterizzato da comportamenti coerenti e prevedibili, mentre l’attaccamento disorganizzato si manifesta attraverso comportamenti imprevedibili o contraddittori, che spesso includono paura nei confronti del caregiver. Negli esseri umani, l’attaccamento disorganizzato è stato osservato in circa il 23% dei neonati in diversi contesti culturali.
Tuttavia, poco si sapeva finora sul comportamento di attaccamento nei primati non umani in ambienti selvatici, un gap che la ricerca di Rolland ha cercato di colmare.
L’osservazione nel Tai National Park: metodo e campione
Il team di ricerca ha analizzato 3.795 ore di osservazione di 50 diadi madre-figlio di scimpanzé selvatici (Pan troglodytes verus). I ricercatori hanno monitorato il comportamento di 30 scimpanzé di età compresa tra 0 e 10 anni in risposta a eventi minacciosi, come aggressioni o minacce da parte di altri individui.
In particolare, sono stati esaminati i comportamenti di attaccamento sicuro e insicuro-evitante in situazioni di stress. I ricercatori hanno osservato che i giovani scimpanzé tendevano a cercare conforto dalle madri durante eventi minacciosi, un comportamento che rientra nei criteri di attaccamento organizzato.
“Durante un evento minaccioso, i piccoli scimpanzé tendevano a lamentarsi e ad avvicinarsi alle madri. In 75 casi su 78, il pianto cessava dopo la fine della minaccia, indipendentemente dall’approccio materno. Tuttavia, in tutti i casi in cui la madre si avvicinava, il pianto cessava immediatamente,”spiegano i ricercatori.
Attaccamento disorganizzato : assente negli scimpanzé selvatici ?
Uno degli aspetti più rilevanti dello studio riguarda l’assenza di comportamenti riconducibili all’attaccamento disorganizzato negli scimpanzé selvatici. Mentre negli esseri umani circa un quarto dei neonati manifesta comportamenti disorganizzati, Rolland e colleghi non hanno rilevato segnali di aggressività o di paura verso le madri nei piccoli scimpanzé osservati.
“Non abbiamo riscontrato comportamenti che potessero indicare attaccamento disorganizzato, come aggressività o evitamento verso la madre,” si legge nello studio.
Questo risultato potrebbe suggerire che l’attaccamento disorganizzato sia maggiormente influenzato da fattori ambientali e sociali, piuttosto che da predisposizioni evolutive.
Un legame evolutivo tra primati e umani
I risultati dello studio supportano l’ipotesi che i comportamenti di attaccamento organizzato abbiano radici evolutive profonde e che siano presenti anche in specie non umane come gli scimpanzé.
“Le dinamiche di attaccamento sicuro e insicuro-evitante nei piccoli scimpanzé dimostrano che questi comportamenti potrebbero essere parte di un continuum evolutivo che unisce i primati agli esseri umani,” affermano i ricercatori.
Il fatto che l’attaccamento disorganizzato non sia stato rilevato nei piccoli scimpanzé potrebbe suggerire che tali comportamenti emergano maggiormente in contesti di cattività o in ambienti socialmente stressanti, come le comunità umane.
Possibili implicazioni per le ricerche future
Gli autori dello studio evidenziano che, nonostante il campione limitato, le osservazioni potrebbero aprire la strada a ulteriori ricerche sulle radici evolutive dell’attaccamento.
“Sarebbe interessante analizzare se le interazioni sociali stressanti o le separazioni prolungate possano indurre comportamenti di attaccamento disorganizzato nei primati selvatici, in modo simile a quanto osservato negli esseri umani,” suggeriscono Rolland e colleghi.
Inoltre, studi futuri potrebbero concentrarsi sulle dinamiche di attaccamento in contesti di cattività, dove i primati potrebbero sperimentare livelli di stress maggiori rispetto agli ambienti naturali.
Cosa ci insegnano gli scimpanzé sull’attaccamento ?
Lo studio condotto da Eléonore Rolland rappresenta un passo importante per comprendere le radici evolutive dei comportamenti di attaccamento. I risultati suggeriscono che i legami madre-figlio negli scimpanzé selvatici possono riflettere i modelli di attaccamento sicuro e insicuro-evitante osservati negli esseri umani, ma non evidenziano tracce di attaccamento disorganizzato.
Questa assenza di comportamenti disorganizzati potrebbe indicare che tali dinamiche siano più influenzate da fattori ambientali che da predisposizioni biologiche, aprendo nuove prospettive per studi futuri su primati in cattività o in contesti umani.
Immagine: credit Antoine Valet, Tai Chimpanzee Project.
Fonte articolo Nature Human Behaviour.