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Ambiente

La fauna selvatica e l’assenza umana nel lockdown Covid

Studio rivela come il comportamento animale si adatta alla quiete delle città: una guida per mitigare i conflitti umani – animali.

Durante i lockdown dovuti alla pandemia di COVID-19, alcuni mammiferi hanno mostrato un’attività aumentata nelle aree sviluppate e hanno manifestato una maggiore tendenza alla notturnalità, soprattutto quando l’attività umana era intensa. Queste osservazioni emergono da uno studio pubblicato su Nature Ecology & Evolution, basato sui dati raccolti tramite fototrappole in 21 paesi. Questi risultati potrebbero fornire preziose indicazioni per la gestione dei conflitti tra umani e fauna selvatica.

Gli animali reagiscono in modi diversi alla presenza umana: alcuni percepiscono le persone come una minaccia, mentre altri possono cercare protezione o cibo. Questi comportamenti variano a seconda che gli incontri avvengano in habitat naturali o in paesaggi modificati dall’uomo, ma le differenze specifiche tra i vari gruppi di animali non sono ancora ben comprese.

A. Cole Burton e colleghi hanno analizzato immagini provenienti da 102 diversi progetti di fototrappole, che documentano 163 specie individuali in 21 paesi, sia prima che durante i periodi di lockdown, per indagare come il comportamento dei mammiferi sia cambiato in risposta alle variazioni dell’attività umana. Gli autori dello studio hanno scoperto che l’attività dei mammiferi nelle aree più sviluppate, come città e paesi, è aumentata di circa il 25% con l’intensificarsi dell’attività umana, mentre è diminuita nelle aree meno sviluppate, come quelle rurali e naturali. Hanno inoltre osservato che, con l’aumento dell’attività umana, i cambiamenti nell’attività animale dipendevano dal gruppo di mammiferi: l’attività dei grandi erbivori aumentava, mentre quella dei carnivori diminuiva.

Per esempio, è stato notato che l’attività di animali onnivori come i cinghiali selvatici, gli orsi neri americani e gli orsi bruni diminuiva in habitat modificati dall’uomo — probabilmente a causa dei rischi associati al cibo proveniente da bidoni e alberi da frutto quando l’attività umana è elevata. Gli autori hanno anche rilevato che i mammiferi tendevano a diventare più notturni con l’aumento dell’attività umana in paesaggi modificati dall’uomo, e che i grandi carnivori erano particolarmente sensibili a questo cambiamento.

Gli autori affermano che le circostanze uniche dell’antropausa del COVID-19 — un periodo di ridotta attività umana durante la pandemia — hanno permesso di ottenere nuove intuizioni sul comportamento dei mammiferi, che potrebbero aiutare i gestori della fauna selvatica a proteggere meglio le specie particolarmente sensibili alla presenza umana.

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