Così il Pontefice nel proprio discorso alle famiglie rifugiate attraverso i corridoi umanitari.
Attivati nel 2016, i corridoi umanitari, spiega il Papa, sono una “risposta alla situazione sempre più drammatica” nel Mediterraneo. E sono una “iniziativa tragicamente attuale, anzi, più che mai necessaria”; come dimostra purtroppo la recente tragedia di Cutro, un naufragio che ha causato la morte di oltre 80 persone, tra cui molti bambini.
Un naufragio che non avrebbe dovuto verificarsi, spiega Papa Francesco nel suo messaggio, ricordando la necessità e il dovere di “fare tutto il possibile perché non si ripeta”. La soluzione sono proprio i corridoi umanitari, che “gettano dei ponti che tanti bambini, donne, uomini, anziani, provenienti da situazioni molto precarie e da gravi pericoli, hanno infine percorso in sicurezza, legalità e dignità fino ai Paesi di accoglienza”.
Persone che hanno attraversato i confini, e allo stesso tempo “i muri di indifferenza su cui spesso si infrange la speranza di tantissime persone, che attendono per anni in situazioni dolorose e insostenibili”.
Ogni rifugiato, per il Pontefice – che ricorda le tante persone transitate attraverso i campi di detenzione in Libia – “merita attenzione per la storia dura che ha vissuto”. Papa Francesco ha potuto ascoltare molte situazione “di dolore, umiliazioni e violenze”. Che possono essere impedii tramite i corridoi umanitari, un modo possibile “per evitare le tragedie e i pericoli legati al traffico di essere umani”.
Allo stesso tempo, sono necessari “molti sforzi per estendere questo modello e per aprire più percorsi legali per la migrazione”. Del resto, afferma il Papa, “una migrazione sicura, ordinata, regolare e sostenibile è nell’interesse di tutti i Paesi”. E “se non si aiuta a riconoscere questo, il rischio è che la paura spenga il futuro e giustifichi le barriere su cui si infrangono vite umane”.