Il Presidente Meloni ha risposto ieri, Mercoledì 15 Marzo 2023, al question time alla Camera dei Deputati.
Tra i temi affrontati nel question time il reddito di cittadinanza, il superbonus, il salario minimo, la riforma fiscale, la gestione dei migranti e la lotta contro i trafficanti, la strategia del Governo in campo energetico, il sostegno all’automotive nell’ambito del processo di transizione ecologica,
Superbonus: la proliferazione dei crediti ha danneggiato il mercato.
Nel caso del superbonus, ha spiegato il premier, la norma “nasceva da un presupposto condivisibile, come mettere in moto l’edilizia e mettere in moto l’economia, è stata poi messa in campo in un modo tale da aver prodotto conseguenze per affrontare le quali il Governo attuale lavora da mesi”.
Meloni ha citato il problema degli “oneri privi di copertura finanziaria per decine di miliardi di euro”, causati dal superbonus, e “che è stato pagato anche da chi non ha ristrutturato la casa, e perfino da chi una casa non ce l’ha”. Con un efficientamento, forse, del “4 per cento del patrimonio immobiliare italiano, con proiezione, particolarmente, sui redditi alti”.
Per il presidente del Consiglio, “la norma ha anche consentito la proliferazione di un mercato opaco e non governato di circolazione dei crediti fiscali, a tutto vantaggio non delle imprese, che quegli interventi avevano realizzato, e per i quali oggi, giustamente, reclamano il pagamento, ma dei vari intermediari, anche finanziari, intervenuti a raccogliere questi crediti con un prezzo a sconto sul valore nominale, lucrando sul differenziale poi portato all’incasso con l’erario”.
Salario minimo
Rispondendo ad una interrogazione della Segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, il premier ha risposto che “in un contesto come quello italiano, caratterizzato da una elevata copertura dalla contrattazione collettiva e da un elevato tasso di lavoro irregolare, il Governo non è convinto che la soluzione sia la fissazione di un salario minimo legale”.
La ragione è nell’approccio pragmatico e non ideologico su questa materia. Meloni ipotizza che nel caso in cui “il salario minimo legale possa diventare, non un parametro aggiuntivo delle tutele garantite ai lavoratori, ma un parametro sostitutivo, un parametro unico”, nel sistema italiano determinerebbe un paradosso: molti lavoratori in condizioni peggiori di quelle attuali, e il “fare un favore alle grandi concentrazioni economiche, alle quali conviene rivedere al ribasso i diritti dei lavoratori”.
Il presidente del Consiglio ritiene “molto più efficace estendere la contrattazione collettiva anche nei settori nei quali oggi non è prevista”. Allo stesso tempo è necessario “tagliare le tasse sul lavoro, perché la ragione per la quale i salari sono inadeguati è che la tassazione è troppo alta per le imprese che devono assumere e lavorare per combattere le discriminazioni e le irregolarità”. Per Meloni questo è “il modello più efficace”, e quello che il Governo vuole seguire.
Coscienza a posto sulla questione migranti
Il Presidente Meloni rispondendo a una domanda in merito alla vicenda della segnalazione alle autorità italiane di un’imbarcazione carica di migranti al largo delle coste libiche nella notte tra il 10 e l’11 marzo 2023, ha spiegato che “finché ci saranno partenze su barche in pessime condizioni, e qualche volta in pessime condizioni meteo, ci saranno sempre perdite di vite. Quello che dobbiamo fare è prevenire che i trafficanti portino queste persone a bordo di queste barche e investire, invece, sulle rotte legali. È quello che dice sempre il capitano D’Agostino ed è esattamente il lavoro che sta facendo il Governo. Dunque, la nostra coscienza è a posto. Spero che chi attacca il Governo, ma non dice una parola sulla mafia degli scafisti, possa dire lo stesso”.