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Il premier Meloni: carcere agli scafisti fino a 30 anni

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Carcere fino a 30 anni per gli scafisti che causano la morte o gravi ingiurie fisiche ai migranti che trasportano illegalmente.

Questo uno dei provvedimenti definiti nel Consiglio dei Ministri di ieri, Giovedì 9 Marzo 2023, e che si è svolto a Cutro, dove sono morte più di 70 persone, tra cui numerosi bambini. La sede del CdM è stata scelta, ha spiegato la stessa Meloni, con valenza simbolica e allo stesso tempo come intervento reale per questo disastro e la drammatica emergenza migranti.

Il decreto è stato annunciato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni dopo il CdM, in una conferenza stampa nella sede del Municipio di Cutro, tenuta con i Vice Presidenti e Ministri Antonio Tajani – Affari Esteri e cooperazione internazionale e Matteo Salvini – Infrastrutture e trasporti, i Ministri Matteo Piantedosi – Interno, Carlo Nordio – Giustizia, Francesco Lollobrigida – Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, e il Sottosegretario alla Presidenza, Alfredo Mantovano,

Nella conferenza stampa è stato esposto il decreto Legge in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all’immigrazione irregolare. Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni inviterà i familiari delle vittime della tragedia di Cutro a Palazzo Chigi.

Per il premier Meloni: “non c’è politica più responsabile di quella finalizzata a rompere la tratta degli scafisti, a combattere la schiavitù del terzo millennio, rappresentata dalle organizzazioni criminali che gestiscono i traffici di esseri umani”.

Conferenza stampa del Consiglio dei Ministri n. 24, il discorso introduttivo del Presidente Meloni.

Buonasera a tutti,

grazie di essere qui, in questo Consiglio dei Ministri che abbiamo voluto celebrare qui a Cutro e voglio ringraziare tutte le autorità, a partire dal sindaco Antonio Ceraso per l’accoglienza, voglio ringraziare i cittadini per la loro accoglienza.

Noi abbiamo voluto celebrare qui questa riunione del Consiglio dei Ministri perché all’indomani della tragedia del 26 febbraio volevamo dare un segnale allo stesso tempo simbolico e concreto.

Segnale simbolico perché è la prima volta che un Consiglio dei Ministri si svolge sul luogo in cui si è consumata una tragedia legata al tema migratorio, e la presenza dell’intero Consiglio dei Ministri per noi qui è un modo per ribadire quanto questo Governo sia attento e concentrato su questo dossier.

Era ed è per noi la presenza qui oggi un modo per esprimere compatti il nostro cordoglio per le vittime di queste tragedie, per il dolore dei loro cari. Abbiamo voluto apporre all’ingresso del comune una targa in memoria delle vittime perché rimanga anche nei giorni successivi e perché non sia il ricordo semplicemente un fatto transitorio.

Volevamo allo stesso tempo dare un segnale di vicinanza alle popolazioni, particolarmente del mezzogiorno d’Italia, che in questi anni sono state più colpite dal tema migratorio e, dall’altra parte però, noi non potevamo non dare un segnale che fosse anche concreto perché noi siamo il governo della Repubblica Italiana e il nostro compito è cercare soluzioni ai problemi e, come ho già detto in un’altra occasione, penso che il modo migliore per onorare queste vittime sia fare quello che si può fare perché queste tragedie non abbiano a ripetersi.

Noi abbiamo licenziato in questo Consiglio dei Ministri un decreto-legge che affronta questa materia e lo abbiamo fatto per ribadire che noi siamo determinati a sconfiggere la tratta di esseri umani responsabile di questa tragedia.

La nostra risposta a ciò che è accaduto è una politica di maggiore fermezza sul tema. Lo dico per sgomberare il campo da alcune ricostruzioni abbastanza surreali che ho letto – me lo consentite – in questi giorni in forza delle quali all’indomani della tragedia di Cutro si starebbe modificando la linea del Governo. Ecco, se qualcuno pensa che i fatti del 26 febbraio ci abbiano indotto a modificare la nostra linea in tema di immigrazione, sbaglia di grosso.

Io credo che quello che è accaduto a Cutro sia la conferma, la dimostrazione che non c’è politica più responsabile di quella finalizzata a rompere la tratta degli scafisti, a combattere la schiavitù del terzo millennio rappresentata da queste organizzazioni criminali.

Io non intendo e noi non intendiamo replicare l’approccio di quanti hanno negli anni lasciato che i trafficanti di morte agissero sostanzialmente indisturbati, noi faremo tutto quello che va fatto per combattere e fermare questi criminali.

E voglio dire che mi stupisce l’atteggiamento di quanti in questi giorni hanno lanciato strali contro il Governo quando il Ministro Piantedosi, che ringrazio, ha ampiamente dimostrato come il Governo non potesse fare nulla di più e nulla di diverso da quello che ha fatto per salvare le vite di queste persone – cosa che non ha mancato di fare in tutte le occasioni in cui è stato reso edotto del fatto che ci fosse un problema –, e che le stesse persone che se la prendono con il Governo non spendono una parola contro trafficanti che si sono fatti pagare fino a 9.000 euro per mettere queste persone su una barca che alla prima difficoltà è andata in mille pezzi e che, per capirci, hanno lasciato che uno di queste persone fosse abbandonata con le mani legate al timone della barca.

Questa gente io la voglio combattere, questa gente Io la voglio sconfiggere, e credo che questa sia la politica più seria che si possa fare: è la ragione per la quale noi abbiamo varato questo decreto la cui norma probabilmente principale riguarda proprio le pene e i reati legati alla tratta di esseri umani.

Il decreto prevede un aumento delle pene per il traffico di migranti, ma prevede soprattutto l’introduzione di una nuova fattispecie di reato relativa alla morte o alle lesioni gravi in conseguenza del traffico di clandestini, che prevede per questi criminali di essere puniti con una pena fino a 30 anni di reclusione, nel caso specifico ad esempio di Cutro, nel caso in cui muoiano delle persone durante una di queste traversate.

Attenzione. Elemento che io considero molto importante è che il reato verrà perseguito dall’Italia anche se commesso al di fuori dei confini nazionali: per noi chi si rende responsabile di lesioni gravi o di morte mentre organizza la tratta degli esseri umani è perseguibile con un reato che noi consideriamo reato universale. Significa non colpire solamente quei trafficanti che noi troviamo sulle barche, significa colpire anche i trafficanti che ci sono dietro. E per me questo è un elemento molto importante perché cambia completamente l’approccio del Governo italiano rispetto a quello che abbiamo visto negli ultimi anni.

Noi siamo abituati a un’Italia che si occupa soprattutto di andare a cercare i migranti attraverso tutto il Mediterraneo, quello che vuole fare questo governo e andare a cercare gli scafisti lungo tutto il globo terracqueo, perché vogliamo rompere questa tratta. E credo che questo tema vada portato anche a livello internazionale, perché su questo più si riesce ad armonizzare le legislazioni e più si fa una cosa utile.

Ci sono molte altre norme. Ci sono norme – poi passerò la parola ai Ministri competenti che le spiegheranno meglio – sulla semplificazione delle procedure di espulsione, ci sono norme per il potenziamento dei centri permanenza finalizzati al rimpatrio, ci sono norme per intervenire nei casi di gestione opaca dei centri per i migranti. Viene nuovamente ristretta la protezione speciale. Voi sapete che la protezione speciale è una protezione aggiuntiva rispetto alle norme internazionali, già prevista dalla convenzione di Ginevra e dalla protezione sussidiaria dell’Unione europea; l’Italia aggiunge la protezione speciale; serviva per casi specifici. La fattispecie si è allargata a dismisura, noi torniamo a restringerla, ma vi annuncio che l’obiettivo del Governo è abolire la protezione speciale e sostituirla con una norma di buon senso che corrisponda alla relativa normativa europea di riferimento. C’è tutto questo in tema di contrasto e in tema di migliore organizzazione della materia.

E credo che un altro modo per combattere i trafficanti di esseri umani sia dare il messaggio che in Italia non conviene entrare illegalmente, non conviene pagare gli scafisti, non conviene rischiare di morire perché ci sono minori possibilità per chi entra illegalmente pagando gli scafisti, di quante ce ne siano per chi non lo fa. È la ragione per la quale noi ripristiniamo i decreti flussi. Vi ricordo che negli ultimi anni i decreti flussi, che sono i decreti che consentono l’ingresso per lavorare di migranti regolari, sono stati praticamente azzerati perché tutte le quote di immigrazione erano coperte da chi entrava illegalmente. Nessuna Nazione seria dà un messaggio di questo tipo.  Nessuna Nazione seria al mondo dice “se vuoi entrare qui non puoi farlo legalmente, paga dei trafficanti per farlo”. E quindi noi vogliamo ribaltare questa narrazione.

Il decreto flussi viene ripristinato – criteri, quote – e viene fatto a livello triennale, viene cioè data una proiezione che riguarda anche la richiesta che arriva dal mondo produttivo per alcuni settori nei quali serve manodopera. Prevede delle corsie preferenziali per quegli stranieri che in patria hanno fatto dei corsi di formazione riconosciuti dal Governo italiano e che quindi hanno migliori possibilità di sbocco anche professionale – per avere una manodopera qualificata – e per consentire alle persone che vengono a vivere da noi di avere una vita dignitosa perché un’altra cosa della quale non mi si convincerà mai è che sia solidarietà far entrare chiunque arrivi e poi, nella migliore delle ipotesi tenerli ai semafori a pulire i vetri delle nostre auto. Io credo che la solidarietà sia un’altra cosa. Credo che, se vuoi rispettare gli altri, a chi entra in Italia devi dare le stesse possibilità che dai a un cittadino italiano.

Questo è il mio modello ed è il modello di questo Governo per cui noi lavoriamo.

Per favorire soprattutto ingressi di persone che possono avere una vita dignitosa – parliamo dell’immigrazione, non stiamo parlando dei profughi che come sapete sono governati da tutt’altra materia e in tutt’altro modo e non riguarda la fattispecie dei decreti flussi – immaginiamo quote riservate ai lavoratori che arrivano da Paesi che collaborano con l’Italia nel contrasto ai trafficanti e nell’informare i cittadini sui rischi che corrono a mettersi nelle mani dei trafficanti. Perché noi intendiamo fare una campagna nei Paesi di origine di queste persone, per raccontare loro quanto la realtà molto spesso sia distante da quella che viene loro raccontata da questi criminali. Noi vogliamo che i cittadini sappiano quali sono i rischi che corrono a mettersi nelle mani dei trafficanti e daremo quote privilegiate alle Nazioni e ai Governi che ci aiutano a fare questo lavoro di informazione.

Per la stessa logica che dicevo e che vuole riconoscere a chi – parlando di immigrazione – viene a vivere in Italia, ci sono anche delle norme che riguardano il contrasto allo sfruttamento dei lavoratori immigrati, in particolare ci siamo occupati del contrasto alle agromafie. e quindi anche delle vicende legate al caporalato.

Questi sono i provvedimenti principali che poi, ripeto, verranno illustrati. Io aggiungo solamente una cosa veloce.

Cutro per me, per noi, questo provvedimento è un punto di passaggio. La materia migratoria – ne parlerà, presumo il Vice Premier Tajani – oggi è una materia estremamente complessa. Quello che sta accadendo intorno a noi, dal conflitto in Ucraina al terremoto in Turchia, a quello che accade in Iran, tutto ci coinvolge e tutto coinvolge anche la materia migratoria. Noi ci stiamo lavorando a 360 gradi e a vari livelli. Questo è uno dei provvedimenti che riguardano questa materia, altri ne avevamo fatti prima, altri ne faremo dopo, ma soprattutto è una materia che va affrontata anche a livello internazionale, come avete visto che stiamo ampiamente facendo, non solamente nei nostri accordi e rapporti bilaterali – perché non c’è stato incontro bilaterale che io abbia fatto che non abbia trattato anche questa materia, così come accade per il Ministro degli Esteri e per gli altri Ministri che si ritrovano a fare accordi o ad avere rapporti internazionali -, è soprattutto il tema europeo che diventa ancora più centrale.

Voi avete visto che, all’indomani della tragedia, ho scritto una lettera ai massimi vertici delle Istituzioni europee per chiedere, all’indomani di un Consiglio europeo che aveva avuto sicuramente un importante cambio di passo – che rivendico – in tema migratorio, azioni concrete immediate. In questo – e torno a ribadirlo e tornerò a ribadirlo nel prossimo Consiglio europeo – servono azioni concrete, a partire dalla cooperazione e dalle risorse. Noi abbiamo oggi un problema enorme con la Tunisia, che è soprattutto di carattere finanziario, e quindi abbiamo bisogno di risposte a 360 gradi europee su questa materia.

L’Italia non può affrontare da sola questa vicenda. C’è, nella risposta della Presidente della Commissione europea von der Leyen, la conferma di un cambio di passo, la conferma che le istanze italiane sono state e vengono oggi considerate istanze centrali nell’approccio della politica migratoria sui confini esterni sulla rotta del Mediterraneo centrale. Ma per noi è fondamentale che, a partire dal prossimo Consiglio europeo, si possano avere anche atti concreti.

Su questo è impegnato tutto il Consiglio dei Ministri, su questo è impegnato tutto il governo, ma sicuramente la nostra volontà è quella di stabilire un principio per il quale non ci mettiamo nelle mani dei trafficanti, non accettiamo la tratta degli schiavi del terzo Millennio. La combattiamo e parallelamente favoriamo i flussi migratori regolari per persone che qui possano avere una vita dignitosa. Mi fermo e do la parola al Ministro Nordio che ci illustra la fattispecie del nuovo reato.

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