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Papa Francesco: beati sono coloro che lavorano e lottano per una pace autentica

Papa Francesco 15 marzo 2017

La pace la ottengono coloro che lottano, non i “tranquilli inamidati”.

Così il Pontefice all’Angelus di ieri, Martedì 1 Novembre 2022, celebrazione di tutti i Santi, ha spiegato come la figura dei Santi possa essere a volte una “impressione fuorviante” Ovvero il rischio di credere che i Santi siano “quelle sorelle e quei fratelli che in vita sono stati perfetti, sempre lineari, precisi, anzi inamidati“.

Una immagine, avverte il Papa “stereotipata”, una “santità da immaginetta”, come spiega lo stesso Vangelo di ieri. Perché le Beatitudini di Gesù mostrano una realtà tutta al contrario: “parlano di una vita controcorrente, di una vita rivoluzionaria”. Perché “i santi sono i veri rivoluzionari”.

Da domani, Giovedì 3 Novembre 2022, fino a Domenica 6, Papa Francesco sarà in Bahrein, primo pontefice a recarsi nel paese mediorientali. Al centro del viaggio, il dialogo con l’Islam e la pace. E proprio sulla pace ha basato l’esempio per l’Angelus, parlando di una particolare “beatitudine, molto attuale: Beati gli operatori di pace“.

Perché mentre tutti desiderano la pace, in realtà ciò che molte persone spesso vogliono realmente “non è proprio la pace, è stare in pace, essere lasciati in pace, non avere problemi ma tranquillità”. Ma Gesù “non chiama beati i tranquilli, quelli che stanno in pace, ma quelli che fanno la pace e lottano per fare la pace, i costruttori, gli operatori di pace”.

Perché “la pace va costruita e come ogni costruzione richiede impegno, collaborazione, pazienza”. Va coltivata, e non arriva all’improvviso dal cielo, ma “germoglia dal terreno della vita, dal seme del nostro cuore; cresce nel silenzio, giorno dopo giorno, attraverso opere di giustizia e di misericordia, come ci mostrano i testimoni luminosi che festeggiamo oggi”.

Una pace che, per essere tale, allo stesso tempo non può essere imposta, magari persino con le armi, “con la forza e la potenza”. Gesù stesso ci spiega che la realtà è del tutto differente. La sua stessa “vita e quella dei santi ci dicono che il seme della pace, per crescere e dare frutto, deve prima morire. La pace non si raggiunge conquistando o sconfiggendo qualcuno, non è mai violenta, non è mai armata”.

Come diventare operatori di pace ?

Questa è la domanda che si pone Papa Francesco, che risponde spiegando la necessità, innanzitutto, di “disarmare il cuore”. Perché “siamo tutti equipaggiati con pensieri aggressivi, uno contro l’altro, con parole taglienti, e pensiamo di difenderci con i fili spinati della lamentela e con i muri di cemento dell’indifferenza; e fra lamentela e indifferenza ci difendiamo, ma questo non è pace, questo è guerra”.

Per coltivare il seme della pace è necessario quindi “smilitarizzare il campo del cuore”. E per riuscirci dobbiamo rivolgerci a Gesù, che è «la nostra pace» (Ef 2,14). Porsi di fronte alla “sua Croce, che è la cattedra della pace; ricevendo da Lui, nella Confessione, «il perdono e la pace». Solo in questo modo, avverte il pontefici, si può arrivare ad essere “operatori di pace, essere santi”. Non per una propria capacità, ma per la grazia di Dio.

Papa Francesco esorta a interrogarsi, a guardarsi dentro e chiedersi: “siamo costruttori di pace?”. Non in modo astratto, ma capendo se negli ambienti in cui si vive, studia e lavora, si porti pace, o si porti invece “tensione, parole che feriscono, chiacchiere che avvelenano, polemiche che dividono”.

Il Viaggio apostolico nel Regno del Bahrein e la preghiera per la pace in Ucraina

Dopo l’Angelus il pontefice ha ricordato la sua partenza, domani, per un Viaggio apostolico nel Regno del Bahrein, dove resterà fino a domenica. Ha salutato e ringraziato “il Re, le Autorità, i fratelli e le sorelle nella fede, e tutta la popolazione del Paese, specialmente quanti da tempo stanno lavorando alla preparazione di questa visita”.

Spiegando che questo “sarà un Viaggio all’insegna del dialogo”. Papa Francesco parteciperà anche ad un Forum sulla necessità di un maggior dialogo tra Oriente e Occidente, “per il bene della convivenza umana”. Potrà quindi incontrare e parlare con rappresentanti di varie religioni, soprattutto dell’Islam.

Il Pontefice ha chiesto a fedeli di accompagnarlo “con la preghiera, perché ogni incontro e avvenimento sia un’occasione proficua per sostenere, in nome di Dio, la causa della fraternità e della pace, di cui i nostri tempi hanno estremo e urgente bisogno”. E ha invitato a pregare per la “martoriata Ucraina”, e perché nel Paese torni presto la pace.

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