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Papa Francesco: nella pandemia guarire noi stessi e il mondo

Papa Francesco 15 marzo 2017

La pandemia ci sta mostrando “quanto siamo tutti vulnerabili”, e quanto allo stesso tempo siamo “interconnessi”. Dobbiamo quindi prenderci cura di noi stessi e degli altri.

Così Papa Francesco nell’udienza generale di ieri, mercoledì 12 agosto 2020. “La pandemia – ha affermato – ha messo in risalto quanto siamo tutti vulnerabili e interconnessi. Se non ci prendiamo cura l’uno dell’altro, a partire dagli ultimi, da coloro che sono maggiormente colpiti, incluso il creato, non possiamo guarire il mondo”. Il Pontefice ha lodato le “tante persone che in questi mesi stanno dando prova dell’amore umano e cristiano verso il prossimo, dedicandosi ai malati anche a rischio della propria salute”. Sottolineando che “sono degli eroi !”

Non è però solo il coronavirus “l’’unica malattia da combattere”. E questa pandemia ha svelato quelle che Papa Francesco definisce “patologie sociali” più gravi. Tra cui ad esempio una frequente “visione distorta della persona, uno sguardo che ignora la sua dignità e il suo carattere relazionale”. Così capita di  guardare le altre persone “come oggetti, da usare e scartare”. Determinando così “una cultura dello scarto individualistica e aggressiva”, che vede l’essere umano non come persona, ma come “bene di consumo”, ha affermato il Santo Padre citando l’Esortazione apostolica. Evangelii gaudium, 53 e l’Enciclica Laudato si’ [LS], 22).

Dobbiamo guardare le persone come le guarda Dio, come esseri capaci di amare.

“Nella luce della fede – ha affermato in udienza il Pontefice – sappiamo, invece, che Dio guarda all’uomo e alla donna in un altro modo”. Perché il Signore “ci ha creati non come oggetti, ma come persone amate e capaci di amare; ci ha creati a sua immagine e somiglianza (cfr Gen 1,27)”. Ne deriva in noi “una dignità unica”, e un invito “a vivere in comunione con Lui, in comunione con le nostre sorelle e i nostri fratelli, nel rispetto di tutto il creato”.

Vivere in quella che Papa Francesco definisce una comunione, e una armonia. Perché “la creazione è un’armonia nella quale siamo chiamati a vivere. E in questa comunione, in questa armonia che è comunione, Dio ci dona la capacità di procreare e di custodire la vita (cfr Gen 1,28-29), di lavorare e prenderci cura della terra (cfr Gen 2,15; LS, 67)”. E non è possibile “procreare e custodire la vita senza armonia”. Se così fosse, la vita stessa sul pianeta sarebbe “distrutta”.

Solo vivendo in questo modo, in armonia, e guardando con rispetto all’uomo e alla donna, e al Creato, possiamo evitare tale distruzione. Così, “cercare di arrampicarsi nella vita, di essere superiori agli altri”, persino con mezzi indegni, “distrugge l’armonia. È la logica del dominio, di dominare gli altri. L’armonia è un’altra cosa: è il servizio”. L’armonia stessa, “creata da Dio”, che “ci chiede di guardare gli altri, i bisogni degli altri, i problemi degli altri, essere in comunione.  Vogliamo riconoscere in ogni persona, qualunque sia la sua razza, lingua o condizione, la dignità umana. L’armonia ti porta a riconoscere la dignità umana, quell’armonia creata da Dio, con l’uomo al centro”.

Papa Francesco ha ricordato che “mentre tutti noi lavoriamo per la cura da un virus che colpisce tutti in maniera indistinta”, la nostra stessa “fede ci esorta a impegnarci seriamente e attivamente per contrastare l’indifferenza davanti alle violazioni della dignità umana.” Dobbiamo abbandonare “questa cultura dell’indifferenza che accompagna la cultura dello scarto: le cose che non mi toccano non mi interessano”. Perchè la stessa fede “esige di lasciarci guarire e convertire dal nostro individualismo, sia personale sia collettivo”, quale può essere ad esempio “un individualismo di partito”.

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