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Diritti e inclusione

Il presidente Giorgia Meloni : due lutti interrogano l’Italia sulla violenza e sul valore della vita e della legalità

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Giorgia Meloni : due tragedie diverse, un unico allarme sociale, vite spezzate senza senso

Due vicende distanti, stessa richiesta di giustizia

Non siamo di fronte a due fatti isolati. Sono due manifestazioni di una stessa fragilità del tessuto sociale italiano. Nel giro di 48 ore la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha pubblicato sul proprio profilo ufficiale X due messaggi che esprimono dolore e indignazione per due eventi tragici: la morte assurda di Giuseppe, un ragazzo di 16 anni ucciso davanti a un bar nel Messinese, e la morte di Aniello Scarpati, Assistente Capo Coordinatore della Polizia di Stato, deceduto in un incidente stradale durante il servizio a Torre del Greco, con il ferimento del collega che era con lui. Due tragedie radicalmente diverse, ma unite da un elemento comune: la perdita ingiusta di vite umane e la richiesta di una risposta netta, giusta, rapida.

Il cordoglio e il richiamo del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni

C’è un filo che unisce i due tweet su X : l’idea che la vita umana abbia un valore intrinseco che non può essere calpestato. E che chi calpesta la vita altrui – tramite violenza, incuria o irresponsabilità – deve rispondere davanti alla legge e davanti alla comunità.

Meloni scrive ieri, 2 novembre, che “Giuseppe, 16 anni, ucciso per errore davanti a un bar nel Messinese” è un “delitto assurdo e spietato” e che “mi auguro che la giustizia sia rapida e severa verso i responsabili di questo orrore”.

Il giorno prima, 1 novembre, parlando della morte del poliziotto a Torre del Greco e del ferimento del collega, aveva espresso “profondo cordoglio” alla famiglia e “vicinanza” alla Polizia di Stato.

Non siamo di fronte a due fatti isolati. Sono due manifestazioni di una stessa fragilità del tessuto sociale italiano.

Da un lato, la violenza criminale, cieca e inutile, che colpisce un ragazzo nel Messinese. Dall’altro lato, un incidente mortale nel corso del servizio, un poliziotto che muore mentre “serve lo Stato”, come scrive la Presidente. Due estremi differenti: vittima innocente e servitore dello Stato. Due volti della fragilità umana, ma anche delle responsabilità collettive: proteggere i più giovani e sostenere chi difende la comunità.

Questi due eventi, accaduti nel ponte di Ognissanti e dei Morti, nel cuore di giornate in cui l’Italia riflette sulla morte, sulla memoria e sulla speranza cristiana, assumono un significato simbolico ulteriore. Non si tratta quindi solo di cronaca. Sono specchio di un Paese che nel giro di 48 ore vede morire un giovane adolescente e un agente di Stato. E questo – per FR – si collega in modo diretto al nostro orizzonte culturale: la necessità di non abituarsi mai alla morte degli innocenti, la necessità di custodire il valore della vita.

Da anni osserviamo che in Italia la frattura tra legalità e vita quotidiana, oltre che tra percezione di sicurezza e tutela reale, è spesso presente. Ma accade qualcosa di più profondo: cresce la sensazione che “una vita umana possa essere sacrificata”, che “una vita possa essere tolta” per situazioni che non dovrebbero mai degenera­re nella violenza.

Il tweet sulla morte di Giuseppe richiama direttamente l’urgenza della giustizia: “rapida e severa”. Quello sul poliziotto richiama l’urgenza della riconoscenza verso chi serve il Paese. E sono due aspetti che, insieme, definiscono un messaggio politico e culturale preciso: non si può parlare di sicurezza solo quando la violenza esplode e colpisce un ragazzo; e non ci si può ricordare della Polizia solo quando un agente muore.

Una società sana coltiva cultura della legalità e cultura del rispetto ogni giorno, non solamente nei momenti di emergenza.

La riflessione che Fede e Ragione propone è semplice e forte: ciò che sta accadendo – questi due tweet lo mostrano – è che l’Italia vive un presente in cui ogni morte ingiusta colpisce il Paese tutto. Non esiste “un delitto locale”. Non esiste “un incidente isolato”. In un Paese interconnesso e fragile, l’assurdo colpisce i sedici anni di un ragazzo e l’eccesso di velocità o di rischio colpisce chi svolge servizio pubblico.

Il compito dunque non è solo attendere “giustizia rapida e severa” – che è indispensabile. Il compito è anche culturale: ricostruire legami sociali, praticare la responsabilità negli spazi pubblici, sostenere chi rappresenta i corpi dello Stato e prevenire gli atti irresponsabili che possono trasformarsi in tragedia.

Il Presidente Meloni in poche righe ha espresso dolore e cordoglio. Ma l’Italia non può fermarsi a questo. L’Italia deve ricostruire un patto morale: vita umana e legalità, sempre al primo posto.

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