Giornale Online Direttore Paolo Centofanti

Lavoro e Intelligenza Artificiale

Intelligenza artificiale : in Italia 10,5 milioni di lavoratori a rischio soprattutto nelle qualifiche più basse

Il rapporto della Fondazione Randstad AI e Humanities ribalta le previsioni : l’automazione da Intelligenza Artificiale colpisce in primo luogo i compiti semplici e ripetitivi

Secondo il nuovo rapporto della Fondazione Randstad AI e Humanities, presentato alla Camera dei Deputati, circa 10,5 milioni di lavoratori italiani risultano “altamente esposti” al rischio automazione da parte dell’Intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie. Un dato che rappresenta quasi la metà della forza lavoro nazionale e che ridisegna le mappe delle professioni più fragili.

Contrariamente a quanto sostenuto fino a pochi anni fa da alcuni media e analisti, che teorizzavano un impatto maggiore per i lavoratori con qualifiche alte e specialistiche, le evidenze mostrano oggi che sono soprattutto le professioni a bassa qualifica a essere vulnerabili. Artigiani, operai, impiegati addetti a mansioni amministrative ripetitive e lavori manuali semplici sono le categorie più a rischio.

I dati del rapporto

Il rapporto evidenzia una distinzione chiara:

  • il 46,6% dei lavoratori altamente esposti appartiene a mansioni a bassa qualifica;

  • il 43,5% a qualifica media;

  • solo il 9,9% a qualifica alta.

A risultare più vulnerabili sono le donne, i lavoratori over 55 e le persone con livello di istruzione più basso. Questo dimostra che l’IA non colpisce in modo uniforme, ma amplifica fragilità già esistenti nel mercato del lavoro italiano.

Perché l’automazione colpisce i lavori più semplici

Una delle spiegazioni fornite dagli esperti è che l’automazione è tanto più semplice quanto più semplice è il compito da svolgere. Mansioni ripetitive, manuali o basate su procedure standardizzate possono essere facilmente codificate in un algoritmo o sostituite da macchine.
Al contrario, compiti complessi che richiedono decisioni articolate, creatività, pensiero critico, empatia o capacità di gestione di situazioni non prevedibili restano più difficili da automatizzare.

Per questo motivo l’impatto maggiore dell’IA si concentra oggi su categorie che in passato erano considerate più “al riparo”, mentre professioni altamente qualificate vedono piuttosto un cambiamento delle competenze richieste che una sostituzione completa.

Non solo rischio, ma trasformazione

Il documento Randstad sottolinea che la vera rivoluzione non è solo quantitativa ma qualitativa. Non si tratta semplicemente di contare quanti posti di lavoro potrebbero essere persi, ma di comprendere come cambiano i requisiti di quasi tutte le professioni.

  • Da un lato emergono le competenze digitali: alfabetizzazione informatica, analisi dati, capacità di usare strumenti basati su IA.

  • Dall’altro restano cruciali le competenze umane non replicabili dalle macchine: creatività, empatia, lavoro in team, capacità di risolvere problemi complessi.

Chi saprà combinare queste due dimensioni avrà più chance di mantenere un ruolo attivo e competitivo nel mercato del lavoro.

Opportunità e nuove professioni

Accanto ai rischi, l’IA porta con sé opportunità concrete. L’Italia, a causa della crisi demografica, rischia di perdere 1,7 milioni di lavoratori entro il 2030. L’automazione e l’IA possono contribuire a colmare questo vuoto, aumentando la produttività e supportando settori chiave come la sanità, la manifattura avanzata e i servizi.

Il futuro non sarà quindi segnato solo da sostituzione, ma anche da nuove professioni: esperti di dati, sviluppatori di soluzioni IA, specialisti di etica algoritmica, tecnici di manutenzione delle macchine intelligenti e formatori per il reskilling.

Formazione e governance etica

Il rapporto insiste sulla necessità di formazione continua. Non basta più la specializzazione iniziale: servono percorsi di upskilling e reskilling per lavoratori di tutte le età, con particolare attenzione a chi svolge mansioni oggi più a rischio.
Inoltre, viene richiamata l’importanza di una governance etica dell’IA: trasparenza negli algoritmi, tutela dei diritti del lavoratore, prevenzione di discriminazioni, valorizzazione della dignità umana anche in un contesto tecnologico avanzato.

Conclusione

Il quadro delineato dalla Fondazione Randstad AI e Humanities è chiaro: l’automazione minaccia soprattutto i lavori più semplici, non i più complessi. In Italia 10,5 milioni di persone sono a rischio, ma il vero punto è come trasformare questa sfida in un’opportunità.
Investire in formazione, proteggere i più fragili e governare l’IA in modo etico sono le condizioni necessarie per evitare che l’automazione diventi un fattore di esclusione sociale e per far sì che diventi invece una leva di crescita e innovazione.

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