Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni partecipa alla cerimonia della firma del Piano di Pace per il Medio Oriente. “Italia pronta a fare la sua parte su aiuti umanitari, sicurezza e ricostruzione”
Una giornata storica
Lunedì 13 ottobre 2025, a Sharm el-Sheikh, in Egitto, si è svolta la cerimonia della firma del Piano di Pace per il Medio Oriente, un momento che segna una svolta attesa da decenni nei delicati equilibri della regione. Alla cerimonia ha preso parte anche il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che al termine ha parlato di una “giornata storica”, sottolineando il ruolo dell’Italia nel sostenere gli sforzi diplomatici e umanitari che hanno portato a questo risultato.
La premier ha riconosciuto il contributo decisivo del Presidente statunitense Donald Trump, definendo l’accordo “il suo più grande successo diplomatico”, pur auspicando che altre mediazioni possano riguardare in futuro anche scenari di crisi come l’Ucraina. Meloni ha ringraziato inoltre i mediatori – tra cui Egitto, Qatar e Turchia – per l’impegno profuso nel favorire il cessate il fuoco e il percorso verso una pace duratura.
Il ruolo dell’Italia : dagli aiuti umanitari alla sicurezza
Nelle sue dichiarazioni, Giorgia Meloni ha rimarcato che il contributo italiano non si limiterà alla presenza politica, ma si articolerà su più fronti.
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Sul piano umanitario, l’Italia continuerà con l’iniziativa “Food for Gaza”, portando aiuti alimentari a una popolazione duramente colpita dal conflitto. Particolare attenzione sarà dedicata anche al settore sanitario, con l’evacuazione di bambini e pazienti gravi verso gli ospedali italiani e l’allestimento di strutture mediche nei territori colpiti.
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Sul piano della sicurezza, Meloni ha ricordato l’attività storica dei Carabinieri a Gerico, dove da anni contribuiscono alla formazione della polizia palestinese, oltre alla partecipazione italiana alla missione UE a Rafah. Ha inoltre sottolineato la disponibilità a rafforzare tale impegno, fino alla possibilità di una forza di stabilizzazione internazionale, che richiederebbe comunque l’approvazione parlamentare.
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Sul piano della ricostruzione, la premier ha parlato del coinvolgimento della cooperazione allo sviluppo e del settore privato italiano, che potrà contribuire alla rinascita economica e infrastrutturale dei territori.
Due Stati come prospettiva di pace
Al centro della visione espressa da Giorgia Meloni rimane la prospettiva dei due Stati, unica soluzione considerata sostenibile per una pace “seria, duratura e giusta”.
Rispondendo a una domanda sul riconoscimento dello Stato di Palestina, la premier ha dichiarato che tale obiettivo diventerà più vicino se il piano verrà attuato con coerenza, ribadendo il suo impegno personale e politico verso questo traguardo.
Dialogo bilaterale con il Presidente Al-Sisi
A margine della cerimonia, Giorgia Meloni ha incontrato il Presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi, con il quale ha discusso delle prospettive di collaborazione nella nuova fase che si apre per il Medio Oriente. L’Egitto, ospite dell’incontro, ha svolto un ruolo cruciale come mediatore e continuerà ad avere un peso significativo nel garantire l’attuazione del piano.
Piano Mattei e cooperazione internazionale
Interpellata sull’eventualità di estendere il Piano Mattei per l’Africa anche alla ricostruzione di Gaza, Meloni ha precisato che il progetto è stato concepito per il continente africano, ma non ha escluso la possibilità di sviluppare strumenti analoghi per la Palestina. Alcuni modelli già sperimentati potrebbero essere replicati, adattandosi alle esigenze specifiche della regione.
Questa prospettiva conferma la volontà italiana di non limitarsi a fornire aiuti di emergenza, ma di contribuire a uno sviluppo integrato, con interventi che spaziano dal sostegno economico alla formazione delle nuove generazioni.
Pragmatismo e responsabilità
Nelle parole del premier emerge un approccio pragmatico: la firma dell’accordo non è vista come punto di arrivo, ma come inizio di un percorso complesso, che richiederà impegno costante e capacità di mediazione. Meloni ha ammonito sul rischio che l’entusiasmo del momento possa trasformarsi in aspettative irrealistiche: “Il rischio più grande è che non si sia pragmatici. Serve lucidità, evitare tutto ciò che può rappresentare un alibi o scaldare gli animi”.
La premier ha aggiunto che il governo italiano sta già lavorando a un documento di sintesi (“paper”) che elenca le azioni concrete da intraprendere, da condividere con i partner internazionali. Un segnale, questo, che l’Italia intende mantenere un ruolo attivo e propositivo nella fase successiva all’accordo.
Un’opportunità che può cambiare la storia
Il 13 ottobre 2025 rimarrà negli annali come una data simbolica per il Medio Oriente. La firma del Piano di Pace rappresenta una speranza concreta di stabilità e dialogo dopo decenni di conflitti. Per Giorgia Meloni, la giornata non chiude una stagione, ma ne apre una nuova, in cui l’Italia è chiamata a svolgere un ruolo di primo piano grazie alla sua capacità di dialogare con tutte le parti in causa.
Come ha affermato la stessa premier, si tratta di un’occasione che “qualche anno fa potevamo soltanto sognare”. Il percorso sarà lungo e complesso, ma l’Italia, insieme ai partner internazionali, è pronta a fare la propria parte per trasformare questa storica firma in una pace reale, duratura e giusta per tutta la regione.