All’incontro di studi in Vaticano, Papa Leone XIV valorizza l’eredità spirituale e culturale del Cardinale Rafael Merry del Val come esempio di servizio e fedeltà alla Chiesa.
Un incontro di studio con uno sguardo alla memoria che nutre il presente
Lunedì 13 ottobre 2025, nella Sala Clementina del Vaticano, si è svolto l’Incontro di Studi sul Cardinale Rafael Merry del Val, iniziativa che ha radunato storici, teologi e studiosi per riflettere sulla figura del cardinale nato a Londra nel 1865. In tale contesto, Papa Leone XIV ha rivolto ai partecipanti un discorso solenne e ricco di spunti intellettuali e spirituali.
Nel suo discorso, il Pontefice ha innanzitutto invitato la comunità accademica a considerare la memoria storica non come un semplice rito nostalgico, ma come fonte vivificante per la vita ecclesiale contemporanea. Merry del Val, con il suo impegno diplomatico e pastorale, diventa un archetipo di fedeltà nella Chiesa e esempio per quanti operano nei contesti curiali, diplomatici o culturali.
La vita e la formazione cosmopolita del Cardinale
Papa Leone XIV riconosce che Merry del Val nacque in un ambiente internazionale: il padre era ambasciatore spagnolo, la madre inglese. Ciò lo rese fin dall’infanzia abituato alle lingue e alle culture multiple, «a respirare l’universalità» che bene definisce la vocazione della Chiesa stessa.
Questa apertura culturale, secondo il Pontefice, fu una vera preparazione per il servizio che poi avrebbe svolto. La formazione del cardinale – anche presso la Pontificia Accademia Ecclesiastica – lo preparò a coniugare fedeltà ecclesiale e sensibilità internazionale, qualità indispensabili per un diplomatico della Santa Sede.
Diplomatico e pastore : la duplicità del servizio
Uno dei passaggi più suggestivi è quello in cui il Papa ricorda che Merry del Val non fu soltanto “uomo di scrivania”, ma anche presenza concreta nella vita dei giovani e dei poveri del quartiere di Trastevere a Roma. Catechizzava, confessava, passeggiava tra le strade: era sacerdote vicino alle persone, riconosciuto come padre e amico.
Questo dualismo tra diplomazia e pastorale offre oggi una lezione preziosa: non basta un alto incarico, se non si resta vicini nella carità. Il servizio ecclesiale autentico non separa l’azione culturale dall’impegno umano nel quotidiano.
Le Litanie dell’Umiltà : un cuore che prega e chiede libertà
Un fulcro del discorso è proprio l’attenzione che Leone XIV rivolge alle Litanie dell’Umiltà, pregate spesso da Merry del Val. Il Papa ne cita diversi inviti:
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“Del desiderio di essere lodato… liberami, Signore!”
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“Dal desiderio di essere consultato… liberami, Signore!”
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“Dal timore di essere umiliato… liberami, Signore!”
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“Dal desiderio di essere approvato… liberami, Signore!”
Con queste invocazioni, il cardinale riconosceva le tentazioni che affliggono chi esercita responsabilità: fama, consenso, prestigio. E chiedeva che la propria attività fosse disposta solo al servizio della volontà di Dio, non alla ricerca del proprio gloria.
Leone XIV sottolinea che questa “fedeltà silenziosa e invisibile” è quella che porta frutto duraturo, anche se non visibile agli occhi del mondo (cfr. Mt 6,4).
Santità condivisa : il motto e la comunione
Il Papa ricorda che Merry del Val espresse nel suo testamento episcopale la formula latina “Da mihi animas, cetera tolle” (“Dammi le anime, prendi il resto”), tratto da Abramo in Genesi 14,21. Questa massima sintetizza la priorità del cuore: non attendere onori, titoli o riconoscimenti, ma donarsi per la salvezza delle anime.
Altro motto carico di significato, citato da Leone XIV, è la supplica delle litanie: “Che gli altri possano essere più santi di me, purché io divenga santo in quanto posso”. In tali parole risiede un principio fondamentale: non competizione, non paragone, ma cammino comune verso la santità.
Questo non è un ideale astratto: è una logica evangelica che sprona ciascuno, anche nelle responsabilità diplomatiche o curiali, a lavorare per la comunione e la santità della Chiesa, non per la propria gratificazione.
Umiltà, servizio e modernità ecclesiale
Il discorso del Papa in questo incontro riflette una costante preoccupazione contemporanea: che la Chiesa non si perda dietro i titoli, il potere, la visibilità. Merry del Val fu uomo di servizio discreto, che visse lontano dalle luci pur operando in ruoli chiave della diplomazia vaticana.
Leone XIV invita i collaboratori della Santa Sede, i diplomatici e i teologi, a seguire questa via: esercitare responsabilità con prudenza, proteggerle dall’orgoglio, essere anime disponibili. Egli richiama l’unità, la comunione e la carità come i veri criteri che devono guidare l’autorità ecclesiale.
Memoria che ispira futuro
Concludendo il suo discorso, Papa Leone XIV ringrazia la famiglia Merry del Val, i partecipanti e tutti coloro che collaborano con il Successore di Pietro, facendo memoria del cardinale come “vero diplomatico dell’incontro”.
Affida inoltre la figura di Merry del Val alla Vergine Maria, chiedendo che Ella guidi tutti coloro che operano al servizio della Chiesa a unire verità e carità, prudenza e audacia, servizio e umiltà, affinché «in tutto risplenda solo Cristo».
Infine, invita a pregare insieme: recitando il Padre Nostro e impartendo la benedizione – segni che, anche in un contesto accademico e culturale, la dimensione spirituale è centrale.
Chi era il Cardinale Rafael Merry del Val
Per comprendere il senso dell’incontro, è utile richiamare brevemente la figura di Rafael Merry del Val (1865–1930). Fu cardinale spagnolo, Segretario di Stato della Santa Sede sotto il pontificato di San Pio X, e uomo di grande rigore spirituale e teologico. Attraverso la sua vita ha incarnato un equilibrio tra servizio ecclesiastico, integrità spirituale e attenzione alle sfide del suo tempo.
Spesso ricordato per la sua lealtà al magistero e per il contributo nella diplomazia vaticana, Merry del Val rappresenta per molti un modello di fedeltà e responsabilità ecclesiale. Gli studi a lui dedicati tendono a far emergere non solo gli atti storici, ma anche le idee, le lettere e la spiritualità che lo hanno animato.
L’incontro di studio del 2025 si colloca in questa linea: dare spazio all’analisi storica e al confronto culturale, affinché il suo esempio continui a ispirare teologi, pastori e credenti contemporanei.