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Lavoro

Molestie, mobbing, libertà di stampa : cultura del rispetto e una normativa contro abusi e discriminazioni

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Per una maggiore tutela dei lavoratori e dei professionisti dell’informazione : tra proposte di legge, discriminazioni, mobbing, riflessioni giuridiche e iniziative culturali.

La necessità di una normativa organica

Il fenomeno del mobbing e delle molestie professionali continua a rappresentare una sfida complessa per il diritto del lavoro e per la società civile. In Italia non esiste ancora una legge specifica che disciplini in maniera organica il mobbing, costringendo le vittime a ricorrere a una pluralità di strumenti giuridici – dal risarcimento civile, alle tutele in materia di sicurezza sul lavoro, fino a eventuali denunce penali per condotte gravi come minacce, ingiurie o diffamazioni.

La petizione Legge contro mobbing e mobber e a sostegno delle vittime, promossa attraverso il nostro giornale Fede e Ragione sulla piattaforma Change.org, chiede proprio questo: una disciplina chiara e puntuale che definisca il mobbing come illecito autonomo, introduca sanzioni per chi lo pratica e percorsi di sostegno per le vittime. Si tratta di una richiesta in linea con il principio costituzionale di tutela della dignità del lavoro e con la giurisprudenza della Cassazione, che più volte ha riconosciuto la sistematicità delle condotte persecutorie come elemento fondante del fenomeno.

Profili giuridici e responsabilità sociali

La Corte di Cassazione ha precisato che il mobbing è configurabile in presenza di una pluralità di atti reiterati e coordinati, finalizzati a emarginare il lavoratore e a danneggiarne la salute psico-fisica o la posizione professionale. La mancanza di una legge specifica rende però difficile prevenire e reprimere in modo uniforme queste condotte, lasciando spesso alle vittime il compito gravoso di dimostrare un quadro persecutorio unitario.

In questo senso, la proposta di una normativa ad hoc non risponde solo a un’esigenza giuridica, ma anche a una responsabilità sociale: costruire una cultura del rispetto nei luoghi di lavoro, capace di proteggere i più deboli e di garantire ambienti professionali trasparenti ed equi.

Un convegno sul tema all’Università di Parma

Su questo tema anche un convegno promosso dall’Università di Parma, in programma il 15 ottobre 2025 e dedicato al tema “Molestie in redazione. Violenza e discriminazioni nelle professioni del giornalismo e della comunicazione”.
L’iniziativa vuole portare all’attenzione pubblica i rischi di molestie e abusi nei luoghi di lavoro giornalistici e comunicativi, evidenziando come la precarietà contrattuale, le gerarchie e i rapporti di potere possano degenerare in dinamiche discriminatorie.

La giornata di studio vuole concentrare l’attenzione sulle redazioni giornalistiche e sugli ambienti della comunicazione, mettendo in luce i fattori concreti che possono favorire condotte di molestia e discriminazione. Tra questi, la precarietà contrattuale, che espone i lavoratori più giovani o meno tutelati a rapporti di forza squilibrati; le gerarchie interne, che possono trasformarsi in strumenti di abuso se non gestite con responsabilità; e i meccanismi di potere, formali e informali, che, in assenza di regole chiare e di cultura organizzativa del rispetto, rischiano di minare la dignità dei professionisti.

L’assenza di una legge specifica contro il mobbing in Italia

Nonostante il crescente riconoscimento del fenomeno, in Italia non esiste ancora una legge organica contro il mobbing. Le vittime possono ricorrere a diversi strumenti giuridici – azioni civili per il risarcimento del danno, ricorsi al giudice del lavoro, norme sulla sicurezza e sulla tutela della salute nei luoghi di lavoro, oltre a eventuali procedimenti penali quando si configurano reati specifici come minacce o lesioni. Tuttavia, questa frammentazione normativa rende difficile ottenere una tutela piena e immediata.

La giurisprudenza della Corte di Cassazione ha più volte individuato i criteri per riconoscere il mobbing – sistematicità delle condotte, durata nel tempo, finalità persecutoria – ma senza una norma definita resta complesso qualificare giuridicamente tali comportamenti e sanzionarli in maniera uniforme. Da qui l’urgenza di un intervento legislativo che colmi il vuoto e garantisca diritti certi e tutele efficaci per i lavoratori.

Una lotta civile per una normativa adeguata

Accanto alle riflessioni accademiche e professionali, resta centrale l’impegno della società civile. La petizione lanciata tramite Fede e Ragione su Change.org per una legge contro il mobbing e i mobber richiama con forza la necessità di strumenti legislativi chiari e vincolanti. Il suo obiettivo è dare voce a chi subisce abusi e silenzi forzati, trasformando esperienze dolorose in spinta collettiva verso una normativa organica. Non si tratta solo di una rivendicazione giuridica, ma di un richiamo etico e sociale: garantire la dignità del lavoro significa proteggere la persona e rafforzare la democrazia, ponendo il rispetto come fondamento di ogni professione, a partire da quelle legate all’informazione.

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