Papa Leone XIV riceve i vescovi greco – cattolici ucraini in Vaticano, invocando speranza, unità e pace per un popolo ferito dalla guerra
Città del Vaticano, mercoledì 2 luglio 2025 – In un clima di raccoglimento e fraternità, il Santo Padre Leone XIV ha accolto oggi nella Sala del Concistoro i membri del Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina, riuniti a Roma per la loro assemblea sinodale.
Accogliendo i vescovi guidati da Sua Beatitudine, Leone XIV ha voluto rinnovare la vicinanza e la solidarietà della Chiesa universale a una comunità provata dalle conseguenze del conflitto che ancora insanguina l’Ucraina. “Non è facile trovare parole di consolazione per le famiglie che hanno perso i propri cari in questa guerra insensata”, ha detto con voce carica di partecipazione il Pontefice, riconoscendo il peso di dolore che grava su intere comunità ucraine.
Speranza più forte delle macerie
Il Papa ha voluto però esprimere parole di incoraggiamento, richiamando il cuore stesso del messaggio cristiano: la speranza. Come ricordava spesso Papa Francesco, ha detto Leone XIV, “la speranza non delude” perché è fondata sull’amore di Dio in Cristo Gesù.
Nonostante la drammaticità della guerra, il Pontefice ha ricevuto numerose testimonianze di fede e speranza da parte di uomini e donne ucraine che continuano a credere, pregare e aiutarsi reciprocamente. “Questo è segno della forza di Dio che si manifesta in mezzo alle macerie della distruzione”, ha aggiunto Leone XIV.
Una Chiesa al servizio dei feriti
Nel discorso rivolto ai vescovi, Leone XIV ha sottolineato la grande responsabilità della Chiesa nel sostenere le persone ferite e angosciate, sia sul piano materiale che spirituale. Ha incoraggiato i pastori ad essere strumenti di speranza e carità concreta, ricordando che la vocazione della Chiesa è servire Cristo in ogni fratello sofferente.
Ha anche riconosciuto le difficoltà pastorali e umanitarie che i vescovi ucraini devono affrontare, sottolineando che la loro missione è fondamentale per sostenere le comunità più colpite dal conflitto, e per offrire consolazione a chi ha perso i propri cari o è stato costretto a lasciare la propria casa.
Una comunione che va oltre la morte
Un passaggio particolarmente intenso del discorso ha riguardato la comunione tra la Chiesa universale e quella greco-cattolica ucraina. Leone XIV ha ricordato che questa comunione è reale anche con i fratelli e le sorelle “la cui vita è stata strappata da questa terra ma è accolta in Dio”.
“In Lui tutto vive e trova pienezza di senso”, ha sottolineato, invitando a custodire la consapevolezza che la fede unisce i vivi e i defunti in un’unica speranza di risurrezione.
La forza del dialogo e della solidarietà
Leone XIV ha anche ribadito il valore del dialogo e della cooperazione tra le comunità ecclesiali, sottolineando che l’aiuto reciproco e la condivisione delle risorse spirituali possono diventare strumenti preziosi per affrontare le conseguenze della guerra. Ha invitato i vescovi a mantenere saldi i legami di fraternità con le altre Chiese e con le istituzioni internazionali impegnate nel soccorso umanitario, affinché nessuno si senta dimenticato o abbandonato. Il Pontefice ha rimarcato come la solidarietà, nutrita dalla fede e dall’amore evangelico, possa diventare segno concreto di speranza anche nei momenti più bui.
Affidamento alla Madre di Dio
Il Pontefice ha poi richiamato la presenza materna della Santa Madre di Dio, chiedendo la sua intercessione per il ritorno della pace in Ucraina e per la protezione di tutti coloro che soffrono a causa della guerra. “La Santa Madre di Dio ci assiste e ci guida verso il suo Figlio, che è la nostra pace”, ha ricordato.
Al termine dell’incontro, Leone XIV ha ringraziato calorosamente i vescovi, esprimendo la sua benedizione per il loro ministero e per tutte le comunità ucraine sparse nel mondo.
In un momento di particolare commozione, il Papa ha invitato a pregare insieme il “Padre nostro” in lingua ucraina, gesto già molto apprezzato dai pellegrini qualche giorno prima nella Basilica di San Pietro. Un segno corale di preghiera e unità che ha suggellato l’abbraccio spirituale tra Roma e il popolo ucraino.