Giorgia Meloni alla Camera per l’esposizione della teca di Paolo Borsellino: “Il coraggio più forte della paura”. Un omaggio al magistrato e alle vittime della mafia.
Roma, 30 giugno 2025 — Nella cornice solenne della Camera dei Deputati, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha preso parte alla cerimonia per l’esposizione di una teca dedicata a Paolo Borsellino, allestita nel Transatlantico di Montecitorio. Un oggetto semplice, ma carico di significato — la storica borsa da lavoro del magistrato — diventa simbolo della memoria e monito per le nuove generazioni.
Nel suo intervento, il premier ha ripercorso le radici del proprio impegno politico, ricordando come proprio la strage di via D’Amelio, nel luglio del 1992, abbia segnato per lei un punto di svolta personale e civile. “Conservo ancora un’immagine nitida di quel giorno”, ha detto Meloni, “quella devastazione, quel caldo soffocante, e la sensazione che non bastasse provare rabbia se non la si trasformava in un impegno concreto”.
Un ricordo che l’ha accompagnata fino a ricoprire, trent’anni dopo, la più alta carica di governo: “Era come se si chiudesse un cerchio — ha raccontato — quando, per presentare la lista dei ministri, entrai alla Camera e mi trovai di fronte la gigantografia di Paolo Borsellino”.
Un oggetto che racconta una vita
La teca inaugurata oggi custodisce la borsa di lavoro che Borsellino portava con sé quotidianamente. Un simbolo di dedizione, sacrificio e speranza. “Oggi sappiamo che la borsa è stata sostituita da strumenti più tecnologici, ma in quella borsa c’erano la paura, i sacrifici, il lavoro, i pezzi di vita donati alla giustizia”, ha spiegato Meloni, rivolgendosi idealmente anche ai giovani magistrati di oggi, per ricordare loro che l’impegno non si ferma con la fine dell’orario di ufficio.
Con parole sentite, la premier ha definito Paolo Borsellino “un magistrato innamorato della giustizia, della verità e della libertà”, capace di trasformare il proprio mestiere in una vocazione totale.
Una reazione collettiva contro la mafia
La cerimonia ha voluto ricordare anche il valore civile della reazione popolare alle stragi mafiose dei primi anni Novanta. “Da quelle stragi — ha ricordato Meloni — è nato un movimento di popolo che per la prima volta ha detto visibilmente no al ricatto, alla violenza, all’illegalità”. Milioni di italiani, ha proseguito, hanno scelto l’impegno invece dell’indifferenza, il coraggio invece della rassegnazione.
Un segnale fortissimo per chi voleva soffocare la speranza con il terrore. “Hanno scelto la strada dell’onore della Nazione contro il finto onore di chi si proclamava uomo d’onore”, ha aggiunto la Presidente del Consiglio.
L’eredità morale di Borsellino
A 33 anni dalla sua morte, l’esempio di Paolo Borsellino rimane saldo e vivo. Meloni ha voluto sottolineare quanto il suo sacrificio e quello dei colleghi caduti con lui (Agostino Catalano, Claudio Traina, Emanuela Loi, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli) continui a ispirare le istituzioni, l’antimafia e la coscienza civile del Paese.
L’impegno contro la criminalità organizzata, ha spiegato, passa attraverso la tutela della legislazione antimafia che porta i nomi di Borsellino e Falcone, e che è ormai modello internazionale, come ribadito persino nei documenti del recente G7.
Meloni ha anche richiamato l’impegno della Commissione parlamentare antimafia a proseguire senza sosta la ricerca della verità su pagine ancora oscure di quegli anni, ricordando che “il popolo italiano ha diritto di conoscere la verità”.
Un simbolo per il futuro
Nelle parole finali, la premier ha voluto ringraziare la famiglia Borsellino, presente con Lucia e Manfredi, e ha lanciato un messaggio di speranza: “Avere paura è umano, ma quando si combatte per ciò in cui si crede, il coraggio può essere più forte della paura”.
Un insegnamento che ha definito “la scintilla di un incendio di speranza, giustizia e amore per l’Italia”, capace di guidare ancora oggi chi crede nello Stato di diritto.
La teca resterà esposta alla Camera dei Deputati, visibile a tutti coloro che transiteranno nel Transatlantico, come monito concreto e duraturo di quanto costi difendere la giustizia, e di quanto sia necessario custodire la memoria di chi ha sacrificato la vita per renderla possibile.