Il giubileo della Santa Sede nella memoria di Maria Madre della Chiesa : la visione spirituale di Papa Leone XIV
Un’omelia densa di simboli e riferimenti teologici: la fecondità della Chiesa e il ruolo di Maria al cuore della missione della Santa Sede
Città del Vaticano – Nella solennità liturgica di Maria Madre della Chiesa, Papa Leone XIV ha presieduto ieri, lunedì 9 giugno 2025, la celebrazione eucaristica per il Giubileo della Santa Sede, nella Basilica di San Pietro. L’omelia del Pontefice si è sviluppata lungo due grandi direttrici bibliche: il Calvario, con la presenza di Maria sotto la croce (Gv 19,25-34), e il Cenacolo, dove la Madre di Gesù prega con gli Apostoli in attesa dello Spirito Santo (At 1,12-14).
“La maternità di Maria attraverso il mistero della Croce ha fatto un salto impensabile: la madre di Gesù è diventata la nuova Eva”, ha detto il Papa.
La croce e la fecondità spirituale della Chiesa
Papa Leone XIV ha spiegato che la fecondità della Chiesa nasce dalla Croce, come frutto dell’amore redentore di Cristo. Maria, associata intimamente al mistero della Croce, ne è il segno più alto: la sua maternità, ricevuta ai piedi del Figlio morente, si estende a tutta l’umanità.
“Tutta la fecondità della Chiesa e della Santa Sede dipende dalla Croce di Cristo. Altrimenti è apparenza, se non peggio”, ha ammonito, citando Hans Urs von Balthasar:
“La Chiesa è l’albero cresciuto dal piccolo granello di senapa della croce”.
Questa fecondità si traduce nella santità, nella quotidiana conformazione a Cristo di ogni fedele: non come concetto astratto, ma come esperienza vissuta.
“Il modo migliore di servire la Santa Sede è cercare di essere santi, ciascuno secondo il suo stato di vita”.
Un esempio concreto lo offre lo stesso Papa: un sacerdote affaticato, ma fedele al suo compito; un genitore provato, ma perseverante; un lavoratore che porta avanti la sua vocazione nella normalità della vita quotidiana.
Maria nel Cenacolo, modello della Chiesa orante e generativa
Nella seconda parte dell’omelia, Leone XIV si è soffermato sull’icona del Cenacolo. Maria è lì, al centro della prima comunità cristiana, non come figura marginale, ma come memoria viva di Cristo, colei che mantiene unita la Chiesa nascente. Il Papa ha sottolineato come il carisma mariano custodisca e fecondi il carisma petrino, garantendo la santità e l’autenticità del ministero della Santa Sede.
“È il polo mariano a garantire la fecondità del polo petrino, con la sua maternità, dono di Cristo e dello Spirito”.
Questo legame profondo tra Maria, la Chiesa e la Santa Sede si manifesta come armonia tra autorità e maternità, tra guida e compassione, tra missione e comunione.
La missione di Maria e della Chiesa nel cuore della modernità
Nel cuore della celebrazione giubilare, Papa Leone XIV ha sottolineato come la fecondità della Santa Sede risieda nella capacità di ciascuno di vivere in profondità la propria vocazione. «Un prete che porta una croce pesante ma serve con amore e fede; una madre o un padre che vivono le difficoltà familiari con impegno e speranza: sono loro i veri testimoni della santità feconda della Chiesa», ha affermato il Pontefice. È questa testimonianza quotidiana, incarnata nella vita reale, a rafforzare le radici spirituali della Chiesa e a renderla sorgente di grazia e unità. Maria, ha spiegato ancora il Santo Padre, «non è solo madre dei discepoli, ma della Chiesa tutta, perché è memoria vivente di Gesù».
Una preghiera per la Chiesa universale
Il Pontefice ha concluso con una forte invocazione:
“Concedi, o Padre, che la tua Chiesa, sorretta dall’amore di Cristo, sia sempre più feconda nello Spirito, esulti per la santità dei suoi figli e raccolga nel suo grembo l’intera famiglia umana”.
In questa preghiera si condensa il senso profondo del Giubileo della Santa Sede: non un’occasione celebrativa autoreferenziale, ma un invito a rinnovare la propria vocazione alla santità, all’unità e alla testimonianza, sotto lo sguardo amorevole di Maria Madre della Chiesa, che continua a generare e custodire i figli di Dio lungo il cammino della storia.