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Papa Leone XIV al Regina Coeli : siamo dimora di Dio, strumenti del Suo amore

Papa Leone XIV Regina Coeli dimora di Dio

Una riflessione di Papa Leone XIV sul Vangelo, sulla fragilità umana abitata da Dio e sull’azione dello Spirito Santo.

Una guida spirituale nei primi passi del pontificato.

Nel suo secondo Regina Caeli da Vescovo di Roma, celebrato domenica 25 maggio 2025 in una gremita Piazza San Pietro, Papa Leone XIV ha rivolto parole di profonda spiritualità e speranza ai fedeli presenti e a quanti lo seguivano da tutto il mondo. All’inizio del suo ministero, il Pontefice ha espresso riconoscenza e umiltà:
«Desidero anzitutto ringraziarvi per l’affetto che mi state manifestando, mentre vi chiedo di sostenermi con la vostra preghiera e vicinanza».

Il Papa ha riconosciuto che ogni vocazione, inclusa quella al pontificato, può suscitare un senso di inadeguatezza. Ma la risposta non risiede nella fiducia in se stessi, bensì nella grazia di Dio:
«Non dobbiamo guardare alle nostre forze, ma alla misericordia del Signore che ci ha scelti».

Il Vangelo della dimora di Dio

Riflettendo sul brano evangelico di Giovanni (14,23-29), il Pontefice ha commentato le parole di Gesù agli Apostoli: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui». Da qui il cuore del suo messaggio: il cristiano è chiamato a essere “dimora” del Signore, attraverso l’azione dello Spirito Santo.

«Lo Spirito Santo ci prende per mano e ci fa sperimentare, anche nella vita quotidiana, la presenza e la vicinanza di Dio», ha detto il Papa, spiegando che l’amore di Dio trasforma ogni credente in tempio vivente, capace di illuminare pensieri, scelte e relazioni.

La fragilità abitata da Dio

Con grande delicatezza pastorale, Papa Leone XIV ha rivolto parole di conforto a chi si sente inadeguato: «Anche se sono fragile, il Signore non si vergogna della mia umanità, anzi, viene a prendere dimora dentro di me». Ha poi esortato tutti a diventare strumenti dell’amore di Dio per gli altri, per la società e per il mondo, specialmente per i piccoli e i sofferenti.

«Ogni sorella e ogni fratello è dimora di Dio», ha ribadito, sottolineando l’importanza della compassione, della vicinanza e dell’attenzione verso chi vive nella marginalità o nel dolore.

Maria, modello della dimora consacrata

Il Papa ha affidato il cammino della Chiesa all’intercessione della Vergine Maria:
«Per l’opera dello Spirito, Lei è diventata “Dimora consacrata a Dio”. Con Lei, anche noi possiamo sperimentare la gioia di accogliere il Signore ed essere segno e strumento del suo amore».

Dopo la preghiera : beatificazioni, Cina, Laudato si’

Dopo la recita del Regina Caeli, Papa Leone XIV ha ricordato la beatificazione del sacerdote Stanislao Kostka Streich, ucciso nel 1938 per il suo impegno tra poveri e operai, definendolo «stimolo per i sacerdoti a spendersi generosamente per il Vangelo».

Ha poi parlato della Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, istituita da Benedetto XVI, esprimendo solidarietà ai cattolici cinesi: «La loro comunione con la Chiesa universale è segno della nostra unità».

Infine, ha ricordato il decennale dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, ringraziando il movimento Laudato si’ e chi si impegna per la cura della casa comune e per l’ascolto del grido della Terra e dei poveri.

Saluti e appello per la pace

Il Papa ha salutato i pellegrini italiani e internazionali, menzionando gruppi provenienti da Valencia, Pescara, Caltagirone, Genova, Palermo, e molti altri. E ha concluso con un pensiero forte e universale: «La nostra preghiera abbraccia tutti i popoli che soffrono a causa della guerra; invochiamo coraggio e perseveranza per quanti sono impegnati nel dialogo e nella ricerca sincera della pace».

In un tempo segnato da smarrimento e tensioni globali, il messaggio di Papa Leone XIV si pone come un richiamo alla centralità della presenza di Dio nella vita concreta delle persone. Il Pontefice ha ricordato che non è necessario compiere gesti straordinari per testimoniare la fede, ma che è nella quotidianità delle relazioni umane, nella cura per i più fragili, nella scelta della pace e dell’ascolto che si realizza la missione evangelica. Questa spiritualità del vivere quotidiano, illuminata dalla grazia dello Spirito Santo, è il fondamento di una Chiesa che non si chiude in sé stessa, ma cammina con l’umanità, condividendone le gioie e le fatiche.

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