Uno studio clinico su quasi 34.000 pazienti mostra che il controllo intensivo della pressione arteriosa può abbassare significativamente il rischio di demenza e deficit cognitivi.
Salute e invecchiamento: il trattamento efficace dell’ipertensione potrebbe rappresentare una delle chiavi per ridurre il rischio di demenza e decadimento cognitivo a livello globale. È quanto emerge da un ampio studio clinico di fase 3, pubblicato sulla rivista Nature Medicine, condotto su quasi 34.000 pazienti affetti da ipertensione in aree rurali della Cina.
Lo studio, guidato dal ricercatore Jiang He e colleghi, è uno dei pochi ad avere valutato, in modo specifico e su larga scala, l’effetto del controllo della pressione arteriosa sul rischio di demenza come endpoint primario. I risultati evidenziano una riduzione del 15% dell’incidenza di demenza di qualsiasi tipo e del 16% di compromissione cognitiva senza demenza, confermando l’importanza del trattamento dell’ipertensione non solo per la salute cardiovascolare, ma anche per quella neurologica.
I numeri della demenza: una sfida globale in crescita
Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il numero di persone affette da demenza nel mondo passerà da 57,4 milioni nel 2019 a 152,8 milioni nel 2050, con un impatto particolarmente forte nei Paesi a basso e medio reddito. Alla luce di questo scenario allarmante, prevenzione e interventi precoci diventano fondamentali per contenere i costi sociali, sanitari ed economici legati alla malattia.
Precedenti studi osservazionali hanno suggerito che abitudini di vita sane, come un’alimentazione equilibrata e l’esercizio fisico regolare, possono contribuire a ridurre il rischio di sviluppare demenza. Tuttavia, finora pochissimi studi clinici randomizzati avevano indagato direttamente l’effetto della terapia antipertensiva sulla prevenzione della demenza, e nessuno lo aveva fatto con la demenza come obiettivo primario.
Lo studio: quasi 34.000 pazienti in villaggi rurali cinesi
La ricerca ha coinvolto 33.995 pazienti di età superiore ai 40 anni, affetti da ipertensione non trattata, residenti in villaggi rurali della Cina. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: il gruppo di intervento (17.407 pazienti) ha ricevuto farmaci antipertensivi associati a educazione sanitaria personalizzata, monitoraggio domiciliare della pressione arteriosa e supporto per modificare lo stile di vita (inclusi controllo del peso, riduzione del sodio e dell’alcol, aderenza alla terapia).
Il gruppo di controllo (o “cura usuale”) ha ricevuto invece un addestramento standard sulla gestione della pressione arteriosa e controlli periodici in ambulatorio, ma senza l’intensità dell’intervento personalizzato.
Risultati: una riduzione significativa del rischio di demenza
Dopo un follow-up di 48 mesi, i pazienti nel gruppo di intervento mostravano un miglior controllo della pressione arteriosa, con una percentuale più alta di soggetti che raggiungevano i valori target rispetto al gruppo di controllo.
I risultati clinici sono stati sorprendenti: il trattamento intensivo ha comportato una riduzione del 15% del rischio di demenza e del 16% del rischio di declino cognitivo. Effetti significativi, soprattutto considerando che si tratta di un intervento a basso costo e facilmente replicabile, anche in contesti a risorse limitate.
Il ruolo dei medici di comunità: un modello replicabile
Un altro elemento innovativo dello studio è il coinvolgimento di operatori sanitari non medici, noti come “medici di villaggio”, che hanno svolto un ruolo chiave nell’educazione sanitaria e nella gestione quotidiana dei pazienti. Questo dimostra che anche in assenza di risorse sanitarie avanzate, è possibile implementare strategie efficaci di prevenzione primaria attraverso reti locali e formazione di base.
Implicazioni: un cambio di paradigma nella prevenzione
Lo studio pubblicato su Nature Medicine apre nuove prospettive nella prevenzione della demenza a livello globale. L’ipertensione è una condizione altamente diffusa e spesso sottovalutata, ma anche modificabile. Intervenire precocemente e in modo intensivo sul controllo della pressione arteriosa potrebbe quindi avere un impatto significativo nel ridurre l’incidenza futura della demenza, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.
“Questi risultati supportano l’adozione su larga scala di programmi di controllo intensivo della pressione arteriosa come strategia per ridurre il peso globale della demenza,” concludono gli autori.
Conclusione
Il legame tra salute cardiovascolare e salute cerebrale si fa sempre più evidente. Questo studio rappresenta una delle prove più solide a sostegno del trattamento dell’ipertensione come intervento chiave nella prevenzione della demenza. Un messaggio chiaro per i sistemi sanitari: agire oggi sulla pressione arteriosa significa proteggere la memoria e la qualità della vita domani.
Fonte Nature Medicine, Health: Treating high blood pressure may reduce dementia risk.