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Come far nascere un girasole senza polline : la scoperta che rivoluziona l’agricoltura

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Una nuova tecnica scientifica consente di coltivare girasoli da un solo genitore, riducendo i tempi di selezione da sei anni a meno di un anno.

Roma, aprile 2025 – Una nuova tecnica descritta sulla rivista Nature promette di rivoluzionare l’allevamento genetico del girasole, una delle colture più importanti per la produzione di olio vegetale. Il metodo, basato sulla parthenogenesi indotta, permette di ottenere semi da un solo genitore, senza la necessità di impollinazione, riducendo drasticamente i tempi di selezione genetica da sei anni a meno di un anno.

Il girasole è oggi il terzo più grande raccolto oleaginoso al mondo, con 54,9 milioni di tonnellate prodotte nel 2023. L’attuale processo di incrocio e inbreeding per sviluppare varietà ibride più produttive è lungo e complesso. Il nuovo approccio potrebbe ridurre i tempi a soli 10 mesi, semplificando il lavoro dei ricercatori e degli agricoltori.

Parthenogenesi indotta: quando il seme nasce senza impollinazione

Il gruppo di ricerca guidato da Jian Lv e Tim Kelliher, autori dello studio Haploid facultative parthenogenesis in sunflower sexual reproduction, ha descritto un metodo che sfrutta un fenomeno biologico noto come parthenogenesi, ovvero la riproduzione asessuata in cui la pianta produce semi senza fecondazione.

In particolare, i ricercatori hanno utilizzato una tecnica chimica per emasculare i fiori del girasole, impedendo che venissero impollinati. In questo modo, le piante hanno generato semi da un solo genitore, confermato tramite analisi genomiche. I semi ottenuti erano privi di endosperma, il tessuto nutritivo che normalmente alimenta l’embrione del seme, ma si sono sviluppati comunque fino alla fioritura.

“La mancanza di endosperma potrebbe non essere un limite,” spiegano gli autori, “poiché i nutrienti potrebbero essere conservati in altre strutture del seme.”

Impatto sul miglioramento genetico e sulla resa agricola

Nelle tecniche tradizionali di inbreeding, servono almeno sei cicli di autoimpollinazione, cioè sei anni, per ottenere linee pure adatte all’ibridazione. Grazie a questo nuovo metodo, è possibile ottenere lo stesso risultato in meno di un anno.

“Si tratta di una svolta importante per i programmi di breeding,” affermano Jian Lv e colleghi, “in quanto rende più rapido, semplice e potenzialmente più economico il processo di selezione.”

Tuttavia, gli scienziati precisano che il metodo potrebbe funzionare solo su specifici genomi del girasole, e che saranno necessarie ulteriori ricerche per verificarne l’applicabilità su larga scala e su altre colture come mais, colza o soia.

Verso l’applicazione industriale

Il team ha anche ottimizzato la procedura per renderla scalabile in ambito commerciale, con un’efficienza compatibile con i programmi agricoli su larga scala. Questo rende la tecnica particolarmente interessante per l’industria agroalimentare, alla costante ricerca di soluzioni che aumentino la produttività senza compromettere la qualità.

L’approccio, se confermato anche su altre piante, potrebbe segnare un punto di svolta nella biotecnologia agraria, riducendo i costi e il tempo necessari per ottenere nuove varietà ibride, più resistenti e produttive.

Immagine: elaborazione artistica.

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