Giornale Online Direttore Paolo Centofanti

Arte e cultura

Archeologia : trovato un cervello vetrificato dalla nube di cenere del Vesuvio

cervello vetrificato Vesuvio

Uno studio su un cranio ritrovato a Ercolano dimostra che il cervello vetrificato di una vittima dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. è stato trasformato a causa di temperature superiori ai 510°C.

Un sorprendente ritrovamento archeologico a Ercolano ha rivelato che il calore estremo generato dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. potrebbe aver trasformato il cervello di una vittima in una rara forma di vetro organico. Lo studio, pubblicato su Scientific Reports, ha analizzato frammenti di questa sostanza vitrea, trovata all’interno del cranio di un individuo deceduto durante l’evento catastrofico.

Un fenomeno unico: la vetrificazione del cervello

Il vetro si forma raramente in natura, poiché per la sua creazione sono necessarie condizioni estremamente specifiche. Perché una sostanza si trasformi in vetro, deve raffreddarsi molto rapidamente prima di cristallizzarsi, e la solidificazione deve avvenire a una temperatura significativamente superiore rispetto all’ambiente circostante. Questo processo è particolarmente difficile per i materiali organici, poiché l’acqua – componente essenziale della materia vivente – raramente si solidifica in modo tale da creare vetro.

Nel 2020, per la prima volta, fu identificato un possibile esempio di vetro organico naturale in un sito archeologico di Ercolano, ma le circostanze della sua formazione rimasero poco chiare fino a oggi.

L’analisi scientifica: temperature estreme e raffreddamento rapido

Il team guidato da Guido Giordano ha esaminato frammenti di vetro prelevati dal cranio e dal midollo spinale di una vittima ritrovata nel Collegium Augustalium di Ercolano. Le analisi, effettuate con tecniche avanzate come la microscopia elettronica e la scansione a raggi X, hanno rivelato che il materiale si è formato solo perché il cervello della vittima è stato esposto a temperature superiori ai 510°C, seguite da un rapido raffreddamento.

Gli autori dello studio escludono che la vetrificazione possa essere stata causata esclusivamente dai flussi piroclastici che seppellirono Ercolano, poiché questi non superarono i 465°C e si raffreddarono lentamente. Invece, i ricercatori ipotizzano che la causa sia stata una nube di cenere surriscaldata, che ha colpito la città con temperature estreme prima di dissiparsi rapidamente.

Un evento mortale istantaneo

Basandosi su osservazioni moderne di eruzioni vulcaniche, gli studiosi suggeriscono che la prima fase dell’eruzione del Vesuvio fu caratterizzata da una nube di cenere e gas estremamente calda, capace di elevare la temperatura corporea della vittima sopra i 510°C in pochi istanti. Il raffreddamento altrettanto rapido, avvenuto subito dopo la dissipazione della nube, avrebbe impedito la completa distruzione del tessuto cerebrale, permettendo così la formazione del raro vetro organico.

Lo studio non solo offre una spiegazione scientifica a un fenomeno mai osservato prima nel contesto archeologico, ma contribuisce anche a ricostruire la dinamica letale dell’eruzione del Vesuvio, evidenziando come le vittime siano state esposte a condizioni ambientali estreme che ne hanno determinato una morte istantanea.

sito archeologico Ercolano

Un contributo alla ricerca vulcanologica e archeologica

Il caso della vetrificazione del cervello di Ercolano rappresenta un’importante scoperta interdisciplinare, che unisce archeologia, vulcanologia e scienze dei materiali. Oltre a fornire nuove informazioni sulla tragedia del 79 d.C., questo studio apre prospettive per ulteriori ricerche sui fenomeni di conservazione estrema e sulle dinamiche delle eruzioni esplosive.

Questa scoperta conferma ancora una volta quanto la catastrofe del Vesuvio abbia lasciato tracce straordinarie e uniche, offrendo agli studiosi moderni l’opportunità di comprendere più a fondo non solo la storia antica, ma anche i processi naturali legati alle eruzioni vulcaniche.

Fonte: Nature Scientific Reports.

Immagini: credit Pier Paolo Petrone.

Comments

comments