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Diritti e inclusione

Stalking e violenza domestica : CEDU condanna Italia per ritardi e impunità

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La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia per la gestione di un caso di stalking e violenza domestica, evidenziando la necessità di procedure più rapide ed efficaci per tutelare le vittime.

L’Italia è stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) per non aver garantito un processo tempestivo in un caso di stalking e violenza domestica. La sentenza, pubblicata il 13 febbraio 2025, denuncia le gravi lacune della giustizia italiana, evidenziando la lentezza dei procedimenti e l’impunità dell’imputato, che è riuscito a evitare la condanna grazie alla prescrizione.

Secondo la CEDU, la mancata tempestività nell’azione giudiziaria ha violato i diritti della vittima, privandola di protezione e giustizia. Il caso in questione non è un’eccezione, ma riflette una problematica più ampia che coinvolge migliaia di donne in Italia ogni anno.

La vicenda riguarda una donna italiana che, tra il 2007 e il 2009, è stata vittima di stalking, minacce e violenze fisiche e psicologiche da parte dell’ex compagno. Dopo anni di difficoltà, ha deciso di denunciare l’uomo alle autorità, avviando un percorso giudiziario che si è rivelato complesso e prolungato nel tempo.

La CEDU ha rilevato che l’iter giudiziario ha compromesso il diritto della vittima a una giustizia tempestiva, evidenziando la necessità di procedure più rapide ed efficaci per garantire una tutela adeguata in casi simili.

I numeri della violenza di genere e della giustizia lenta in Italia

Il caso evidenziato dalla CEDU si inserisce in un quadro più ampio di inefficienze giudiziarie e scarsa protezione per le vittime di violenza di genere in Italia. Secondo i dati ISTAT, ogni anno in Italia oltre 120.000 donne sono vittime di violenza fisica o psicologica, e circa 20.000 casi di stalking vengono denunciati. Tuttavia, solo una parte di questi reati arriva a una condanna definitiva.

Uno dei principali problemi è la lunghezza dei procedimenti giudiziari. Secondo il Ministero della Giustizia, in Italia un processo penale dura in media oltre 5 anni per arrivare a una sentenza definitiva. Nel caso dei reati di stalking e violenza domestica, i ritardi spesso portano alla prescrizione, lasciando le vittime senza giustizia.

Un altro dato preoccupante riguarda le misure di protezione. Il rapporto annuale della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla violenza di genere evidenzia che in molti casi le misure cautelari, come il divieto di avvicinamento o l’ordine di allontanamento, vengono applicate con ritardo o non vengono fatte rispettare adeguatamente. Questo espone le vittime a ulteriori rischi, aumentando il pericolo di recidiva da parte degli aggressori.

Le criticità del sistema giudiziario italiano

La sentenza della CEDU mette in luce problemi strutturali della giustizia italiana, tra cui Lunghezza eccessiva dei processi, Scarsa tutela per le vittime e Applicazione inefficace delle leggi: nonostante le normative esistenti, come il Codice Rosso, le misure di contrasto non sono sempre efficaci.

Negli ultimi anni, il governo ha introdotto riforme per accelerare i procedimenti nei casi di violenza di genere. Il Codice Rosso, approvato nel 2019, prevede una corsia preferenziale per le denunce di stalking e maltrattamenti, con un tempo massimo di tre giorni per l’inizio delle indagini. Tuttavia, nella pratica, i ritardi burocratici e la carenza di risorse rallentano ancora l’applicazione di queste misure.

Le possibili riforme per migliorare la protezione delle vittime

Alla luce della condanna della CEDU, l’Italia deve affrontare con urgenza il problema della lentezza della giustizia per i reati di stalking e violenza domestica. Alcune possibili riforme includono:

  • Riduzione dei tempi processuali: l’istituzione di un sistema di priorità per i reati di violenza di genere potrebbe garantire tempi certi per la celebrazione dei processi.
  • Revisione della prescrizione: modificare la legge per evitare che questi reati si estinguano prima di una condanna definitiva, allungando i termini per la prescrizione o eliminandoli nei casi più gravi.
  • Miglioramento della protezione per le vittime: aumentare i fondi per i centri antiviolenza e potenziare le misure cautelari per garantire una sicurezza immediata alle donne che denunciano.
  • Formazione specifica per magistrati e forze dell’ordine: garantire che chi si occupa di questi casi abbia competenze specifiche per gestirli con la necessaria urgenza e sensibilità.

La condanna della CEDU è un segnale chiaro: il sistema giudiziario italiano deve essere riformato per garantire una tutela più efficace alle vittime di stalking e violenza domestica.

Conclusione: una giustizia più rapida per fermare l’impunità

La storia della donna protagonista di questo caso non è un’eccezione, ma rappresenta una realtà che molte vittime affrontano ogni giorno in Italia. Ritardi, prescrizioni e inefficienze continuano a ostacolare la giustizia, lasciando impuniti molti autori di reati gravi.

È essenziale che il governo e il parlamento intervengano con urgenza per garantire processi più rapidi, una maggiore protezione per le vittime di stalking e violenze, e un’applicazione più efficace delle leggi esistenti. Solo così si potrà evitare che casi simili si ripetano, assicurando alle vittime il diritto a una giustizia equa e tempestiva.

Vedi sul tema Storie di Mobbing: Stalking, la CEDU condanna Italia : giustizia lenta e impunità per l’imputato.

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