Nell’Udienza Generale, il Papa riflette sul ruolo dello Spirito Santo nella vita dei credenti e lancia un appello per la pace in Ucraina, Palestina, Israele e Myanmar.
Durante l’Udienza Generale del 16 ottobre 2024, Papa Francesco ha continuato il ciclo di catechesi su “Lo Spirito e la Sposa”, concentrandosi sul ruolo dello Spirito Santo nella fede della Chiesa e nella vita dei credenti. Nel suo discorso, ha esplorato come la presenza e l’azione dello Spirito Santo abbiano plasmato la teologia e la liturgia della Chiesa nel corso dei secoli.
Il Papa ha ricordato che, nei primi tre secoli, la Chiesa non aveva sentito la necessità di esplicitare in modo dettagliato la fede nello Spirito Santo, come si vede nel Simbolo apostolico, dove si afferma semplicemente: “Credo nello Spirito Santo”. Solo con l’eresia e le sfide teologiche del IV secolo si è resa necessaria una definizione più precisa, culminata nel Concilio di Costantinopoli del 381, che ha affermato la divinità dello Spirito Santo: «Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà vita».
Il Papa ha sottolineato come questa definizione non fosse un punto di arrivo, ma piuttosto un inizio per una comprensione più profonda del ruolo dello Spirito. “Dire che lo Spirito Santo ‘è Signore’ significa riconoscerlo come parte del mondo del Creatore, e non delle creature”, ha spiegato Francesco, evidenziando l’uguaglianza dello Spirito con il Padre e il Figlio, come espresso anche da San Basilio Magno.
Lo Spirito Santo e la vita cristiana
Papa Francesco ha invitato i fedeli a riflettere su cosa significhi oggi per noi credere nello Spirito Santo. Ha spiegato che lo Spirito Santo non solo ha dato vita ad Adamo nel racconto della creazione, ma continua a dare ai credenti la vita nuova in Cristo, una vita soprannaturale e eterna. Ha citato San Paolo: «La legge dello Spirito, che dà vita in Cristo Gesù, ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte» (Rm 8,2).
Il Pontefice ha poi parlato dell’importanza dello Spirito come fonte di vita eterna, capace di liberare l’uomo dall’idea che tutto finisca con la morte terrena. “La fede ci libera dall’orrore di dover ammettere che tutto finisce qui, che non c’è alcun riscatto per la sofferenza e l’ingiustizia che regnano sulla terra”, ha detto, invitando i fedeli a coltivare questa fede anche per chi ne è privo.
Un messaggio di pace
Concludendo, Papa Francesco ha lanciato un forte appello alla preghiera per la pace, ricordando i conflitti in Ucraina, Palestina, Israele e Myanmar. “Fratelli e sorelle, non dimentichiamo che la guerra è sempre una sconfitta”, ha esortato, invitando tutti a lottare e pregare per la pace.
Con questo messaggio di speranza e riconciliazione, il Papa ha impartito la sua benedizione, sottolineando l’importanza della pace e dell’unità tra i popoli.