Il Pontefice invita la comunità cattolica a rispondere alla crisi della fede con coraggio, portando la gioia del Vangelo e la misericordia di Dio a tutti.
Durante il suo viaggio apostolico in Lussemburgo e Belgio, Papa Francesco ha incontrato vescovi, sacerdoti, diaconi, consacrati, seminaristi e operatori pastorali nella suggestiva Basilica del Sacro Cuore di Koekelberg, il 28 settembre 2024. In un discorso accorato, il Santo Padre ha offerto riflessioni su tre parole chiave per la missione della Chiesa contemporanea: evangelizzazione, gioia e misericordia.
Evangelizzazione: il ritorno all’essenziale
Rivolgendosi alla comunità pastorale, Papa Francesco ha sottolineato l’importanza di concentrarsi sull’essenziale della missione cristiana: l’annuncio del Vangelo. In un tempo di crisi della fede, specialmente in Occidente, il Papa ha invitato tutti a ritornare alla bellezza del messaggio di Cristo: “La crisi – ogni crisi – è un tempo che ci è offerto per scuoterci, per interrogarci e per cambiare. […] Siamo passati da un cristianesimo sistemato in una cornice sociale ospitale a un cristianesimo ‘di minoranza’, o meglio, di testimonianza”.
Il Pontefice ha poi esortato i sacerdoti a essere pastori coraggiosi, capaci di accogliere le domande implicite di Vangelo presenti tra le persone: “Essere preti che non si limitano a conservare o gestire un patrimonio del passato, ma pastori innamorati di Cristo e attenti a cogliere le domande di Vangelo – spesso implicite – mentre camminano con il Popolo santo di Dio”.
La gioia del Vangelo: un segno di grazia
Papa Francesco ha poi parlato della gioia come elemento fondamentale nella vita cristiana, non una gioia effimera e consumistica, ma una gioia profonda che scaturisce dal sapere che Dio è vicino, anche nei momenti di difficoltà. Citando Joseph Ratzinger, il Santo Padre ha detto: “Dove manca la gioia, dove l’umorismo muore, qui non c’è nemmeno lo Spirito Santo […] e viceversa: la gioia è un segno della grazia”.
Questa gioia deve essere visibile nella vita e nel ministero dei cristiani: “Che il vostro predicare, il vostro celebrare, il vostro servire e fare apostolato lasci trasparire la gioia del cuore, perché questo suscita domande e attira anche coloro che sono lontani”.
Misericordia: l’essenza dell’amore di Dio
Il terzo pilastro della riflessione del Papa è stato la misericordia, che il Vangelo ci invita a vivere. Egli ha ricordato che Dio non ritira mai il suo amore, nemmeno davanti agli errori più gravi: “Mai Dio ritira il suo amore per noi. ‘Ma Padre, anche quando ho commesso qualcosa di grave?’ Mai Dio ritira il suo amore per te”.
Riflettendo sull’importanza della giustizia divina, Francesco ha spiegato che essa va oltre la semplice punizione: “La giustizia di Dio è superiore: chi ha sbagliato è chiamato a riparare i suoi errori, ma per guarire nel cuore ha bisogno dell’amore misericordioso di Dio”. Egli ha quindi sottolineato la necessità di trasformare la pena in medicina e ha ricordato che “tutti possiamo sbagliare, ma nessuno è sbagliato, nessuno è perduto per sempre”.
Un invito all’apertura e alla misericordia
Infine, Papa Francesco ha lasciato un’immagine simbolica, ispirata a un’opera di Magritte, “L’atto di fede”, come espressione del cammino della Chiesa: “Rappresenta una porta chiusa dall’interno, che però è sfondata al centro, è aperta sul cielo. […] Questa è una Chiesa che non chiude mai le porte – per favore, non chiude mai le porte! – che a tutti offre un’apertura sull’infinito, che sa guardare oltre”.
Concludendo il suo intervento, il Papa ha invitato i presenti a camminare insieme allo Spirito Santo, praticando la misericordia e testimoniando l’amore di Dio: “Senza lo Spirito, non succede nulla di cristiano”.
Immagine: Basilica del Sacro Cuore, Koekelberg, cortesia Google Maps.