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Il presidente Draghi: nessuna richiesta di pieni poteri

Draghi-replica-Senato-20.07.2022

Nella sua replica al Senato il premier ha tra l’altro spiegato di non avere in alcun modo chiesto, direttamente o indirettamente, pieni poteri.

Comunicazioni al Senato, l’intervento di replica del Presidente Draghi

Senatrici e Senatori,

sarà una replica abbastanza breve. Prima vorrei ringraziare coloro che hanno sostenuto l’operato del governo con lealtà, con collaborazione, con partecipazione.

Il secondo punto riguarda un’osservazione fatta dai senatori Casini, Santanché, Gasparri, Licheri. Sono osservazioni più o meno simili, a proposito di alcune parole espresse da me nel mio intervento iniziale con cui sembro quasi mettere in discussione la natura della nostra democrazia, come se avessi detto che non è una democrazia parlamentare: la democrazia è parlamentare, ed è la democrazia che io rispetto e nella quale mi riconosco.

Vorrei a questo punto rileggere esattamente le cose che ho detto oggi: “giovedì scorso ho rassegnato le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Questa decisione è seguita al venir meno della maggioranza di unità nazionale che ha appoggiato questo governo fin dalla sua nascita. Il Presidente della Repubblica ha respinto le mie dimissioni e chiesto di informare il Parlamento di quanto accaduto. Una decisone che ho condiviso”.

A questo punto esistevano due possibilità: una era semplicemente presentarmi in aula, dichiarare e confermare le mie dimissioni, lasciare un intervento e andare via senza voto.

Il sostegno che ho visto nel Paese, la mobilitazione – rileggo – di questi giorni da parte di cittadini, associazioni, territori a favore della prosecuzione del governo è senza precedenti e impossibile da ignorare. E’ questo sostegno che mi ha indotto a proporre o riproporre il patto di coalizione e sottoporlo al vostro voto. Siete voi che decidete. Quindi niente richieste di pieni poteri. Ed è per questo che siamo arrivati a questo punto della discussione. Ho voluto rispondere a questo punto perché è importantissimo.

Veniamo a un terzo punto che è stato sollevato: perché il governo non è intervenuto sullo ius scholae, sulla cannabis, sul DdL Zan? Voglio essere chiaro, siccome questo è stato un rimprovero rivolto dal governo nel corso di varie occasioni: il governo ha deciso di non intervenire per la sua natura di governo fondato su un’ampia coalizione, chiamiamola di unità nazionale, nei temi di origine parlamentare.

Vengo poi a una o due questioni specifiche, sollevate soprattutto del senatore Licheri. Sul salario minimo ho detto quello che dovevo dire: c’è una proposta che è in corso di approvazione a livello della Commissione europea, abbiamo aperto un tavolo con i sindacati, con Confindustria, lo apriremo e continueremo le discussioni qualunque sia la vostra decisione oggi con le altre confederazioni datoriali e credo si possa arrivare a una proposta di salario minimo che non veda l’imposizione, il diktat del governo sul contratto di lavoro.

Anche sul reddito di cittadinanza ho detto quello che dovevo dire: il reddito di cittadinanza è una cosa buona, ma se non funziona è una cosa cattiva.  Sul superbonus voi sapete quello che ho sempre pensato, ma il problema non è il superbonus, il problema sono i meccanismi di cessione che sono stati disegnati: chi ha disegnato quei meccanismi di cessioni senza discrimine e senza discernimento, lui o lei o loro sono i colpevoli di questa situazione in cui migliaia di imprese stanno aspettando i crediti. Ora bisogna riparare al malfatto, bisogna tirar fuori dai pasticci quelle migliaia di imprese che si trovano in difficoltà.

Non ho veramente molto altro da dire e chiedo che sia posta la fiducia sulla proposta di risoluzione presentata dal senatore Casini.

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