Giornale Online Direttore Paolo Centofanti

Canale Fede e Ragione

La replica del premier Draghi al Parlamento europeo

Draghi-Parlamento-Europeo-03.05.2022

L’intervento di replica del Presidente del Consiglio Mario Draghi al Parlamento europeo

La replica del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, al termine del dibattito “Questa è l’Europa”, martedì 3 maggio 2022.

Prima di tutto vorrei ringraziare tutti i capigruppo per le parole, le espressioni di stima, di apprezzamento che avete avuto per il mio Paese. Sono espressioni molto importanti. Mi hanno sorpreso, mi hanno commosso. Grazie ancora.

Voglio ringraziare la presidente del Parlamento europeo per questa occasione, questa opportunità di incontro che per me è la prima da quando ho lasciato la Bce. Sono tre anni che non avevo occasione di parlare e di scambiare opinioni e vedute con il Parlamento europeo.

Due o tre punti specifici prima di arrivare a quella che è, secondo me, una condivisione degli obiettivi, delle finalità, della nostra visione europea.

L’Italia sarà a favore dell’embargo su tutte le energie fossili? Come ho detto nel mio intervento, abbiamo appoggiato le sanzioni che l’Unione europea ha deciso di imporre nei confronti della Russia, anche quelle nel settore energetico e continueremo a farlo con la stessa convinzione nel futuro.

Bisogna darsi da fare però, non basta appoggiare soltanto le sanzioni. Bisogna darsi da fare per diventare indipendenti dal gas russo. Noi lo abbiamo fatto, lo continueremo a fare. Ci siamo mossi con notevole rapidità per diversificare le nostre fonti di approvvigionamento e per accelerare gli investimenti nelle rinnovabili con un ritmo che non era previsto l’anno scorso. Tanti provvedimenti adottati ieri dal governo italiano portano a una liberalizzazione dei processi, delle autorizzazioni per l’installazione di rinnovabili.  Questo è infatti l’unico ostacolo oggi presente in Italia, e credo anche in molti Paesi europei: i processi autorizzativi per l’installazione di fonti rinnovabili. Abbiamo fatto un passo avanti notevole ieri per quanto riguarda l’Italia.

Sul tema delle imprese che hanno fatto profitti e delle famiglie povere, non c’è alcun dubbio: imprese che hanno operato nel settore elettrico, nel settore dell’importazione delle energie fossili hanno fatto profitti incredibili. Pensate soltanto alla Norvegia, i cui profitti poco tempo fa erano stati stimati 150 miliardi di dollari per un paese di cinque milioni di abitanti. Altrettanto sta succedendo per le imprese italiane e degli altri Paesi che hanno importato energie fossili.

Il nostro governo ieri ha deciso di rinnovare la tassazione su questi extra-profitti delle imprese che hanno importato o anche prodotto energie di diverso tipo. La tassazione complessiva ora ha raggiunto il 25% degli extra-profitti. Si tratta di un ammontare complessivo di circa 11 miliardi, tra il primo e il secondo provvedimento.

Siamo riusciti così a dare un assegno flat, un assegno uguale per tutti, di 200 euro a coloro che tra i 28 milioni di persone, cioè pensionati e lavoratori dipendenti, guadagnano poco. Tutti coloro che sono nelle fasce più basse, cioè che guadagnano fino a 35mila euro l’anno, otterranno questo assegno uguale per tutti.

È una misura che premia molto le fasce più basse di reddito e che compensa in parte, in alcuni casi in gran parte, per la perdita di potere d’acquisto che queste famiglie hanno avuto a causa dell’inflazione.
È un modo di aiutare le famiglie più povere senza necessariamente minare la solidità del bilancio pubblico. Questo è molto importante per noi, perché al nostro bilancio occorre particolare cura.

Secondo punto sul clima. Questo governo è nato come un governo ecologico, quindi fa del clima, della transizione verde e anche della transizione digitale il pilastro portante.

In questo senso devo dire che il nostro ministro dell’Ambiente è stato straordinario. Ha fatto quello che difficilmente poteva essere immaginato anche un anno e mezzo fa. Ha realizzato provvedimenti straordinari.Possiamo non essere d’accordo sul superbonus del 110%, e non siamo d’accordo sulla validità di questo provvedimento.

Cito soltanto un esempio. Il costo di efficientamento è più che triplicato grazie ai provvedimenti del 110%. I prezzi degli investimenti necessari per attuare le ristrutturazioni sono più che triplicati, perché il 110% di per sé toglie l’incentivo alla trattativa sul prezzo. E quindi questo è il risultato. In ogni caso le cose vanno avanti in Parlamento, il governo ha fatto quello che poteva fare e il nostro ministro è molto bravo.

Terzo, modifiche nel PNRR. Prima di tutto, il primo problema sul PNRR è assicurarsi che i cantieri dei lavori pubblici, delle opere restino aperti e si aprano quelli delle nuove gare. A questo fine, ieri il governo ha stanziato inizialmente tre miliardi per permettere alle imprese di recuperare il 90% dell’aumento dei prezzi delle materie prime. Questo provvedimento è stato accolto con gran favore, naturalmente, non solo dalle industrie che producono queste infrastrutture, che partecipano ai lavori pubblici, ma in generale da tutti.

Questa è la strada che abbiamo scelto. Quindi, prima di parlare di modifiche del PNRR facciamolo funzionare. Non è vecchio il PNRR, non è per niente vecchio. Abbiamo rispettato tutti gli obiettivi, continueremo a farlo ora, a fine giugno, lo faremo anche il 30 dicembre. Non è vecchio! Se è necessario modificare certe cose in alcuni punti, in alcuni settori, investimenti specifici però, non si parli di rivoluzione del PNRR. Ci sono degli investimenti che forse verranno modificati, per i quali bisognerà intervenire appositamente.

Veniamo alla visione complessiva di questo confronto. Credo che questo scambio sia caratterizzato da una profonda condivisione, di visioni, di progetti, di ideali. Le sfide dell’Unione sono molte, abbiamo visto. Condivido che la sfida più importante è la pace. Questo è indubbiamente l’obiettivo principale verso cui si deve muovere l’Unione europea, verso cui si muove il mio governo. Ma ve ne sono molte altre e su tutte la risposta è l’integrazione: è la nostra migliore alleata, su tutte.

Ho parlato di federalismo pragmatico. Significa che per tante di queste sfide l’unico modo è affrontarle insieme. Affrontarle insieme non significa soltanto finanziarle insieme, ma anche disegnarle insieme, significa sorvegliarle insieme, assicurarsi che i soldi siano ben spesi tutti insieme. E di questo l’Italia è profondamente consapevole e si sente – come sapete bene perché l’ho detto tante volte –  molto responsabile della buona spesa di questi fondi che sono stati assegnati per il Next Generation. Altrettanto lo sarà per quello che si vorrà decidere sul fronte energetico, sul fronte degli investimenti pubblici, della transizione verde, del digitale. Voi sapete che sono stati fatti dei conti per quanto riguarda la transizione verde e la transizione digitale per cui il fabbisogno finanziario da qui al 2030 per l’intera Unione Europea è di circa 2 trilioni di euro: non sono cifre che si possono affrontare con i bilanci nazionali.

Poi abbiamo due obiettivi, uno è l’autonomia strategica per ciò che riguarda la difesa. Abbiamo detto tante volte che una Europa forte significa anche una Nato forte, ma per l’autonomia strategica – l’ho detto nel mio intervento e lo ripeto – il primo passo è quello di rendere la nostra spesa militare più efficiente. Ripeto: tre volte la spesa della Russia. Non è pensabile che si possa fare alcunché finché non si rende più efficiente, più coordinata la spesa militare. È per questo che ho richiamato la possibilità di avere una conferenza su questo obiettivo.

Condivido le necessità – e questo è l’esperienza di questi ultimi anni – di arrivare ad una autonomia anche per certe produzioni cruciali per il nostro continente. Ad esempio i microprocessori, ma ci sono altre produzioni che sono cruciali nelle catene di produzione che effettivamente si dimostrano essenziali e per i quali si dimostra essenziale l’autonomia strategica.

Gli ultimi eventi hanno dimostrato che il mercato, le catene di produzione, non funzionano fluidamente sempre e la loro interruzione può creare crisi profonde. Quindi dobbiamo anche attrezzarci per questo. Questo è il federalismo programmatico. Ma insisto anche su un’altra cosa, su quello che ho chiamato il federalismo ideale. In questo momento i nostri valori sono sottoposti a sfide che non hanno conosciuto da quando è stata costituita l’Unione europea.

Di fronte a queste sfide dobbiamo essere uniti ed è lì che si vede il federalismo ideale: la capacità di arrivare a risposte che sono unite, pur essendo noi profondamente diversi per storia, tradizioni, condizioni di partenza. Quindi è lì la difficoltà vera che dobbiamo superare e dobbiamo riuscire a superarla per avere successo come Europa.

Se ciò – e credo che lo renderà necessario – porterà a un inizio di un percorso per la revisione dei Trattati, percorriamolo con coraggio e con fiducia. Grazie.

Comments

comments