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Giorno del Ricordo, Draghi: continuare ad indagare quanto è accaduto

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Il Presidente Draghi al Senato per il Giorno del Ricordo.

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, è intervenuto ieri, Giovedì 10 Febbraio 2022 a Palazzo Madama alla celebrazione del Giorno del Ricordo, in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale.

L’intervento del Presidente Draghi al Senato per il Giorno del Ricordo.

Signor Presidente della Repubblica,
Onorevole Presidente del Senato,
Onorevole Vicepresidente della Camera,
Signora Vicepresidente della Corte Costituzionale,
Signori Ministri,

desidero prima di tutto ringraziare i rappresentanti delle Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati e dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, per le loro parole di oggi e per i loro sforzi in tutti questi anni. Il “giorno del Ricordo” ci impone di fermarci e di riflettere, riflettere sulle terribili sofferenze vissute dagli italiani nell’Alto Adriatico intorno alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Oggi commemoriamo le donne e gli uomini uccisi per mano dei partigiani jugoslavi e dalla persecuzione del regime di Tito. E ricordiamo tutti coloro che furono costretti a lasciare la propria terra. Le loro storie sono un avvertimento quanto mai attuale del pericolo rappresentato dai totalitarismi e dalla violenza politica. Perché quelle divisioni, quell’odio, quei soprusi non trovino mai più spazio né in Italia né in Europa.

A distanza di oltre settant’anni, dobbiamo cogliere l’opportunità di questa giornata per continuare a indagare sulle cause profonde di quanto accaduto. E dobbiamo continuare a costruire una memoria storica condivisa. Il tempo, la tristezza, la migliore comprensione degli eventi, il desiderio di condividere il futuro ci spingono in questa direzione e ci allontanano per sempre da coloro che continuano a coltivare odio e divisione

Le studentesse e gli studenti premiati ci ricordano che dietro alla storia ci sono le vite delle persone, i loro traumi e che senza partecipazione non può esserci memoria. E che tocca ai giovani trasmettere questa memoria alle generazioni che verranno. Voglio congratularmi con voi per il vostro lavoro e la grande sensibilità che avete dimostrato.

La ricorrenza di oggi deve essere anche un’occasione per rafforzare i legami con i nostri vicini. Dobbiamo guardarci l’un l’altro con benevolenza e con rispetto. Non fare dei confini una causa di conflitto. Ed evitare che gli errori del passato diventino motivo di divisione e di risentimento.

Quando ricordiamo le vittime civili delle persecuzioni avvenute in Istria, in Dalmazia, nella Venezia Giulia, piangiamo anche la sconfitta di un mondo libero e aperto, dove il mescolarsi di culture e lingue era fonte di ricchezza e di gioia. Dobbiamo continuare ad impegnarci per trovare terreno comune tra nazioni diverse e trovare l’unità nella diversità.

Con il “giorno del Ricordo” continuiamo questo cammino di riconciliazione e rendiamo omaggio a tutte le vittime di quegli anni, italiane e slave. Lo stesso percorso – come ha ricordato anche il Vicepresidente della Camera – che ha portato nel 2020 il Presidente Mattarella a tenere per mano il Presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor a Basovizza. Un allineamento “di tutte le stelle”, come ha detto in quell’occasione il Presidente sloveno. Per fare “patrimonio comune” del passato, nelle parole del Presidente Mattarella.

Questo dialogo deve ispirarsi ai valori che oggi ci accompagnano oggi: il pluralismo, la democrazia, la libertà. Sono i principi fondanti della Repubblica italiana e dell’Unione europea. Le uniche, vere garanzie di un’autentica coesistenza tra nazioni e tra persone. Grazie.

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