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Giornalismo

Papa Francesco: non c’è buon giornalismo senza ascolto

Papa Francesco 15 marzo 2017

Papa Francesco: non esiste buon giornalismo senza l’ascolto.

Così il pontefice nel suo Messaggio per la 56ma giornata mondiale delle comunicazioni sociali, intitolato Ascoltare con l’orecchio del cuore, pubblicato per la ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Il testo parte dal contenuto del messaggio dello scorso anno, in cui papa Francesco rifletteva “sulla necessità di andare e vedere per scoprire la realtà e poterla raccontare a partire dall’esperienza degli eventi e dall’incontro con le persone”.

Il verbo “ascoltare”, spiega Papa Francesco, è “decisivo nella grammatica della comunicazione e condizione di un autentico dialogo”. E, come affermò “un illustre medico”, essere ascoltati è “il bisogno più grande degli esseri umani”. Mentre l’ascolto è necessario e “interpella chiunque” svolga un ruolo educativo o di comunicatore: “i genitori e gli insegnanti, i pastori e gli operatori pastorali, i lavoratori dell’informazione e quanti prestano un servizio sociale o politico”.

Purtroppo, ci ricorda il pontefice, “stiamo perdendo la capacità di ascoltare chi abbiamo di fronte, sia nella trama normale dei rapporti quotidiani, sia nei dibattiti sui più importanti argomenti del vivere civile. Allo stesso tempo, l’ascolto sta conoscendo un nuovo importante sviluppo in campo comunicativo e informativo, attraverso le diverse offerte di podcast e chat audio, a conferma che l’ascoltare rimane essenziale per la comunicazione umana”.

E mentre ascoltare è la condizione per una buona comunicazione, bisogna evitare di cadere nell’uso “dell’udito che non è un vero ascolto, ma il suo opposto: l’origliare” Oggi nella società, nell’era del web e dei social network, c’è purtroppo la costante tentazione ad “origliare e spiare, strumentalizzando gli altri” per il proprio interesse. In realtà, “la comunicazione buona “, autentica “e pienamente umana” dovrebbe essere “proprio l’ascolto di chi abbiamo di fronte, faccia a faccia, l’ascolto dell’altro a cui ci accostiamo con apertura leale, fiduciosa e onesta”.

Non è così però nella società odierna, e “nella vita pubblica, dove, invece di ascoltarsi, spesso ci si parla addosso”. Ciò accade quando non si cerca “la verità e il bene”, ma “il consenso”, “più che all’ascolto, si è attenti all’audience”. Ma comunicare bene, avverte Papa Francesco, non vuol dire colpire l’attenzione del pubblico, magari ridicolizzando l’interlocutore, ma prestare “attenzione alle ragioni dell’altro” e cercare “di far cogliere la complessità della realtà”.

Perché ascoltare è “il primo indispensabile ingrediente del dialogo e della buona comunicazione. Non si comunica se non si è prima ascoltato e non si fa buon giornalismo senza la capacità di ascoltare”. Così, per “un’informazione solida, equilibrata e completa è necessario aver ascoltato a lungo”. E il giornalista che vuole raccontare un evento o elaborare un reportage deve prima ascoltare realmente, e e confrontandosi con la realtà essere disponibile a cambiare la propria opinione su ciò che vuole raccontare.

Perché il giornalismo non è un monologo, ma una “concordanza di voci che è garanzia di una vera comunicazione”. Non deve “fermarsi alla prima osteria”, ma “ascoltare più fonti. Solo in questo modo si può garantire “affidabilità e serietà alle informazioni che trasmettiamo”. Allo stesso tempo “Ascoltare più voci, ascoltarsi, anche nella Chiesa, tra fratelli e sorelle, ci permette di esercitare l’arte del discernimento, che appare sempre come la capacità di orientarsi in una sinfonia di voci”.

Link Messaggio per la 56ma giornata mondiale delle comunicazioni sociali, Ascoltare con l’orecchio del cuore.

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